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VIDEO | Insieme ai City Angels tra i senza dimora

Una serata insieme ai volontari di Genova, la sezione è nata lo scorso maggio

L'appuntamento è alle 20.15 in piazza della Vittoria. Mentre cammino per raggiungerli vedo che sono già indaffarati a mettere i panini nei sacchetti, piegare maglioni e calzini e riempire gli zaini.

Si presentano con il loro nickname: prima Giano, Riccardo Ranieri, il coordinatore delle sede di Genova; poi Rainbow, Simona Bobbio, la responsabile organizzativa. Subito dopo Fox, Juri Fusco il vice-coordinatore, con una vigorosa stretta di mano, la prima che stringo dopo due anni di pandemia. Per ultime le ausiliarie Luna, Rosalba Cannella e Dory, Maria Turco. Infine Beth, Serena Secchi, che arriva direttamente da una seduta dal fisioterapista.

Sono tutti sorridenti anche se ognuno porta sulle spalle la propria giornata. Pazienza, il riposo può attendere. Sono i City Angels e per loro la priorità sono gli amici della strada. Quelli che alcuni chiamano 'gli ultimi', altri 'persone ai margini della società', altri ancora 'persone senza fissa dimora' o 'invisibili'. In realtà sono vicini, sono nel cuore della città, sono i primi ad avere bisogno e hanno case di cartone e borse, coperte che si portano dietro. Per incontrarli però bisogna essere all’altezza, fisica e morale, e per vederli davvero, ci vuole coraggio: bisogna inginocchiarsi e saper affrontare sia la solitudine sia la frustrazione, a volte anche la violenza e la puzza; l’odore di pipì, di vestiti non lavati, di vino nel cartoccio, di cani randagi.

Perché ci vuole forza per aiutare gli altri e i City Angels l'hanno trovata non soltanto nei muscoli, che servono a fare tanti passi e a reggere il peso fatto di lana, acqua e jeans dell'aiuto, ma anche nello spirito che richiama quello dei baschi blu dell'Onu. Cambia la divisa: magliette rosse per gli Angeli che si fanno notare come i lampeggianti di una volante in emergenza e pantaloni neri, come i componenti di un gruppo teatrale che ogni mercoledì sera porta in scena lo spettacolo della solidarietà.

Una compagine dai tratti militareschi che a qualcuno, proprio agli amici della strada, spesso ricorda 'gli sbirri', che può far sorridere all'apparenza ma che è utile a far passare il messaggio: con la sicurezza non si scherza, nè con la propria nè con quella degli altri. Per gli Angeli anche la solidarietà ha bisogno di regole. “Non sappiamo come potrebbero reagire alla nostra presenza - racconta Beth - a volte ci prendono per guardie carcerarie, altre ci insultano ma con la maggior parte di loro si è creata una relazione”. Magari il cibo ce l’hanno, molto probabilmente non hanno bisogno del famoso panino ma di parlare sì, di raccontarti la loro storia o la storia che si sono inventati per compiacere il mondo esterno.

In via Cesarea un 71enne su una panchina ci racconta di essere stato un grande pugile da giovane a Los Angeles, mostra la foto su Wikipedia, dice di essere quel ragazzo lì che ha preso a pugni la vita. Gli Angeli rispondono al montante con risposte concrete: la lista degli alloggi dove poter dormire, gli enti a cui rivolgersi, i numeri a cui telefonare. In via XX settembre Giano prende nota di cosa serve al compagno di Anna, la coppia è solita stazionare di fronte a un fast food (‘Dark Shadow’ e quel diavolo di McDonald’s per i cinefili): “Uno zaino se possibile perché è tutto rotto”. Anna che oggi si è fatta fare i capelli a treccine da una ragazza africana. “Stai benissimo così - le dice Luna - sei luminosa”. “Lo sai perché? - ribatte Anna - Perché dentro ho il buio”.

Anche Genova è buia ormai, soltanto le luci della città colpiscono Giovanni che in piazza Piccapietra sul linoleum del porticato è già sotto le coperte, dall’altra parte ci sono due artisti di strada. Si percepisce subito la rabbia di lui e la delicatezza di lei, insieme fanno una carta a vetro a grana fine. Chissà se basterebbe poco per levigare la durezza, per arrivare al cuore. Questa sera no, lei chiede solo una bottiglietta d’acqua. Lui, come fa ai semafori quando scatta il rosso, sputa fuoco e ci respinge.

‘Ultimo’ è il più giovane Angelo della squadra, e preferisce restare anonimo, ma sul finale di serata è lui a ricordare le cose pratiche: “Abbiamo bisogno di una sede perché tutti possano trovarci, non solo per stoccare la merce, preparare i pasti ma per ricevere le persone”. È determinato Ultimo e c’è un’immagine che gli è rimasta impressa: “Un ragazzo nero vestito solo di cartoni. Nel 2021, come è possibile in una città come Genova?”. Qualcuno grazie all’incontro con gli Angeli ha pensato al cambiamento: “Due ragazzi si stanno disintossicando - racconta Giano - gli amici della strada quando capiscono che non lo facciamo per pietismo sono più predisposti all’ascolto”.

Certo, non basteranno un paio di scarpe donate da un gruppo di volontari con i baschi blu ma si pensi all’emozione di chi fino a ieri camminava dentro a dei calzini bucati e che ora ha due scarpe nuove: “Ce lo ricordiamo tutti - dicono gli Angels - quest’uomo che appena siamo andati via se le guardava e riguardava come fosse in un negozio”. E forse non è un caso che in inglese si dica “try walking in my shoes”, prova a stare nei miei panni diremmo noi.

Gli Angeli stringono il pugno destro, che rappresenta la sicurezza, nella mano sinistra che è la solidarietà, e invitano chiunque fosse interessato a fondare i propri valori su questi due pilastri a unirsi alla squadra iniziando a scrivere a genova@cityangels.it.

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