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Derby, lettera dei capitani: Quagliarella e Criscito scrivono ai tifosi

Fabio Quagliarella e Domenico Criscito scrivono una lettera ai tifosi prima dell'attesissimo derby della Lanterna, il primo senza i tifosi

Alla vigilia del derby, Fabio Quagliarella e Domenico Criscito, intervistati dalla Gazzetta dello Sport, scrivono una lettera ai tifosi di Sampdoria e Genoa prima di un inedito (e triste) scontro stracittadino senza le tifoserie.

FABIO QUAGLIARELLA «Può essere triste la felicità? Me lo domando da quando La Gazzetta dello Sport mi ha chiesto di mettere insieme pensieri e parole per il mio nono derby con la Sampdoria, diverso da tutti gli altri che ho sin qui giocato, senza il pubblico che lo rende magico e per assurdo una stracittadina ancora più “sociale” del solito, cioè con vista sul nuovo ponte di Genova, che in realtà è il nuovo ponte di tutta l’Italia che si ribella alle sue stesse tragedie.
Sì, può essere anche triste la felicità. Senza i tifosi che vanno insieme allo stadio pur amando squadre diverse, e magari sono amici o mogli e mariti e figli, non potrà essere la partita che ti prende alla gola, che ti fa sgranare gli occhi quando esci dal tunnel degli spogliatoi, che ti fa sentire le pulsazioni della Gradinata Sud, che ti lancia sulla luna quando la vinci e sotto terra quando non va bene».
«Per carità, il derby sarà sempre il derby, ma nessuna coreografia virtuale potrà sostituire le due anime della città che si contrappongono dentro lo stesso stadio, facendoti ascoltare – a te fortunato che sei in campo – il battito dei loro cuori, il sospiro delle loro attese. Ed è una felicità triste anche pensando al nuovo ponte. Sarà un bene per tutti, soprattutto per chi deve muoversi ogni giorno e nell’ultimo periodo ha affrontato difficoltà bibliche, code da film dell’orrore. Qualche giorno fa sono passato sotto nuovo ponte, ne ho apprezzato la bellezza stilistica di un genio dell’arte come Renzo Piano, l’impressione di solidità e modernità che prima non c’era».
«Già, prima non c’era: perché? Proprio facendosi questa normalissima domanda che la felicità diventa tristezza. Per quello che conta, la mia la voglio condividere con quella delle famiglie che porteranno sempre nei loro cuori le 43 vittime e in questi due anni hanno inoltre dovuto sopportare i blablabla della politica, i meccanismi infernali della burocrazia, il ping pong delle responsabilità. La luce di un nuova strada non potrà mai cancellare il buio di quel martedì 14 agosto 2018. Giocheremo questo derby anomalo e faremo di tutto per regalare una sera di felicità a noi e ai tifosi della Samp, il nuovo ponte sarà inaugurato, le auto andranno avanti e indietro sopra il Polcevera come nulla fosse mai successo. La vita continua, lo spettacolo deve continuare, ma dimenticare i propri errori è il peccato più grande che può commettere un uomo».

DOMENICO CRISCITO  «È attraversando notti come queste che impari ad amare: il Genoa, Genova, il calcio, la mia squadra, la mia città, la mia passione. Sarà, come sempre, la più bella partita del mondo. Quella che si gioca stasera è una sfida verso la fine del viaggio, dentro una notte di mezza estate. Un derby così non lo avevamo mai visto e neppure immaginato. E non lo avevamo mai vissuto, ma Genova non si spaventa, ha il mare sempre in faccia, sa che in porto può sempre sbarcare una novità. Niente paura, meglio avere coraggio, quello che scopri quando hai il privilegio raro di diventare il capitano del Genoa». «Il derby di Genova è sempre qualcosa in più, è la partita della vita, quella che tutti vorrebbero giocare almeno una volta. È il cuore di questa città, magnifica e orgogliosa, onesta, civile. È Genova, ferita e mai sconfitta. Qui, dove tutto scorre anche attraverso i novanta minuti più recupero di una sfida che sarà sempre unica. Sappiamo che questa è l’essenza della nostra genoanità, conosciamo il significato che ha per la nostra gente, sappiamo che come sempre loro saranno al nostro fianco. Sappiamo che per loro daremo tutto. Il derby è nostro, resta una questione privata tra il Genoa, i suoi tifosi, noi giocatori». «Quello di questa sera si giocherà pochi giorni prima dell’inaugurazione del nuovo viadotto sul Polcevera, quel Ponte Morandi che il 14 agosto 2018 ha trascinato via la vita di 43 persone, bambini, donne, uomini. Siamo stati uniti, nel dolore, nella solidarietà, nel bisogno di ripartire. Ora sarà anche attraversando questo ponte che racconteremo al mondo che Genova non si è arresa e non lo farà mai. Genova non si darà mai per vinta, lo racconta la sua Storia, fa parte del Dna dei genovesi. Avrei voluto che questo ponte portasse il nome di Fabrizio De André, ma questo non cambierà il senso di questa storia. Che è fatta di solidarietà, coraggio, orgoglio, forza. È senso di appartenenza. È lo spirito di Genova, del Genoa. È quello che metteremo in campo, per costruire il nostro ponte. Quello che porta verso il futuro il club più antico del calcio italiano. Sono i nostri valori, quelli che hanno già attraversato 126 anni di una storia meravigliosa».

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