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S. O. S. delfinari: per gli animali sono luoghi di sofferenza

Al via la campagna di Lav e Marevivo contro la cattività dei delfini. Le associazioni terranno d'occhio il delfinario che verrà costruito a Genova

“Sembra che sorridano, ma è solo la forma della loro mandibola”. “Sembra che gli spettatori applaudano, ma in realtà stanno condannando quegli animali a una morte prematura”. “Sembra una grande piscina, ma la vasca dei delfini è solo una piccola gabbia nell’acqua”. Giorgio Panariello e Licia Colò - due dei testimonial italiani della campagna europea SOS DELFINI – mettono in guardia così i visitatori ideali dei delfinari.

Hanno l’aspetto di luoghi di divertimento che consentono di osservare da vicino animali difficili da avere a portata di mano, ma si rivelano in realtà forme crudeli di prigionia, che poco o nulla hanno a che vedere con le funzioni educative, scientifiche o di conservazione della specie, che sono invece requisiti che i delfinari dovrebbero possedere per legge.

È un’investigazione della Lav a fotografare la situazione, scattandone un’istantanea preoccupante. La Lega anti vivisezione l’estate scorsa ha passato in rassegna tutti i delfinari attivi in Italia: il delfinario di Fasanolandia (in provincia di Brindisi), Zoomarine nei pressi di Roma, il Delfinario di Oltremare a Riccione, il Delfinario di Rimini e quello di Gardaland a Verona, ricavandone dati tutt’altro che positivi. La onlus, infatti, ha messo in luce violazioni sistematiche delle disposizioni dettate dal Decreto Ministeriale 469/2001 a proposito delle condizioni alle quali possono essere tenuti in cattività i Tursiopi, ovvero la specie di delfini più spesso ospite dei delfinari, proprio per la sua intelligenza. Diversa la situazione dell’Acquario di Genova che detiene alcuni delfini, che però non vengono fatti esibire, ma dove è prevista la costruzione di un grande delfinario la cui gestione andrà monitorata.

Secondo le indagini, i requisiti minimi per consentire ai mammiferi marini di vivere in condizioni rispettose della loro natura non sono praticamente mai garantiti, né esistono reali finalità scientifiche per la loro cattività: per ogni delfino che sopravvive in un delfinario, la maggior parte muore nel tentativo di adattarsi e la vita in cattività, tra addestramenti, pubblico e spettacoli, è spesso talmente stressante per questi animali che devono essere somministrati loro antidepressivi e tranquillanti.

Da qui è partito l’SOS, per far conoscere a quante più persone possibile la triste realtà dei cetacei nei delfinari spiegando come, iniziando con il boicottaggio di questi luoghi di schiavitù e sofferenza, “anche tu puoi aiutarlo”. È proprio questo lo slogan della campagna lanciata da Lav e Marevivo sul sito www.sosdelfini.org in difesa dei delfini.

D’altra parte, stando all’esito del sondaggio Ipsos commissionato dall’associazione animalista francese One Voice, l’opinione pubblica è già in gran parte sensibile alla causa: il 68% degli italiani vorrebbe proibire i delfinari, ritenendo che non contribuiscano alla conservazione della biodiversità; l’81% considera i delfini più felici in natura e il 73% è contrario alla cattura di esemplari liberi nei mari per destinarli al delfinario.

Fa ben sperare sull’esito della campagna il fatto che anche a livello globale il problema sia avvertito come tale. Molti Paesi hanno già preso provvedimenti in difesa dei delfini: non tengono cetacei in cattività Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lussemburgo, Polonia, Irlanda, Slovacchia, Slovenia, Regno Unito e Croazia e dal 2012 la Svizzera ha introdotto una legislazione per vietarne l’importazione. Nel mondo, Cile, Costa Rica e Israele non hanno introdotto una legislazione specifica sull’abolizione dei delfinari, ma da anni non autorizzano l’importazione di cetacei per fini espositivi e in India nel maggio scorso la Ministra dell’Ambiente Jayanthi Natarajan ha annunciato che tutte le proposte per la costruzione di nuovi delfinari nel Paese verranno rifiutate e che la proibizione sarà resa ufficiale a stretto giro.

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