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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Genova, la sola italiana nella “Sporca Dozzina”

La Fondazione Sejf presenta il dossier sui 12 ecocidi che più hanno ferito il Pianeta per spronare i decisori mondiali a fare giustizia: tra gli altri, il caso di Arenzano

C’è anche Genova tra la “Sporca Dozzina”. Anzi, Arenzano per l’esattezza, quel comune in provincia di Genova che divenne universalmente famoso quando, il 14 aprile 1991, davanti alle sue coste, affondò la superpetroliera Haven, causando la morte di 5 uomini dell’equipaggio e lo sversamento sui fondali del Mar Ligure di oltre 134mila tonnellate di petrolio.

Assieme agli altri 11 attentati alla Terra della dozzina, quello di Arenzano ha una particolarità: è un caso di giustizia negata, con danni ingenti e risarcimenti irrisori o persino nulli. La Fondazione Sejf (Supranational Environmental Justice Foundation) ha presentato in questi giorni a Venezia un dossier sugli ecocidi che più hanno ferito l’ambiente, da Chernobyl a Fukushima, passando per la British Petroleum nel Golfo del Messico, lo sfruttamento delle sabbie bituminose dell’Alberta e l’onda di cianuro proveniente dalla miniera d’oro Esmeralda in Romania.

La Fondazione Sejf si batte per l’estensione delle competenze della Corte penale internazionale dell’Aja ai reati ambientali, così da poterli giudicare come crimini contro l’umanità, e l’istituzione di un apposito Tribunale europeo dell’Ambiente, per applicare le pene in modo omogeneo su tutto il territorio dell’Unione. Con la pubblicazione del rapporto vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e spronare i decisori politici a velocizzare il processo per una legislazione ambientale più equa.

Nella lista nera dei 12, un solo caso italiano, quello di Avezzano appunto. Questo l’elenco degli altri, distribuiti in tutto il Pianeta, riportato da Adnkrnos.
KIRIBATI E MALDIVE – Oltre 350.000 abitanti sono minacciati dall’innalzamento dell’oceano dovuto ai cambiamenti climatici: tale situazione ha di fatto creato una nuova categoria di rifugiato, quello climatico.

CANADA – Considerata l’attività industriale più dannosa del mondo, lo sfruttamento delle sabbie bituminose dell’Alberta, in cui sono contenuti due trilioni di barili di petrolio, sta distruggendo una regione grande quanto la Florida e minacciando le popolazioni locali.

NIGERIA – A causa dell’estrazione di petrolio nell’area del delta del Niger, effettuata bruciando il gas che fuoriesce dai pozzi petroliferi, le popolazioni locali e gli ecosistemi subiscono effetti devastanti.

INDONESIA – Ad essere sotto accusa sono le multinazionali che producono carta: le foreste pluviali del Paese, le quali ospitano il 12% dei mammiferi, il 15% dei rettili e il 17% degli uccelli del pianeta, stanno scomparendo.

GIAPPONE – L’11 marzo 2011 lo tsunami provocato dal terremoto di magnitudo 9 ha causato l’esplosione del reattore 1 della centrale di Fukushima e la fusione del nocciolo nei reattori 2 e 3. 110.000 persone sono state sgomberate nel raggio di 30 chilometri e più di 21.000 vivono ancora fuori dalle loro abitazioni.

GOLFO DEL MESSICO – il 20 aprile 2012 un’esplosione a bordo della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP ha causa 11 morti e lo sversamento in mare di centinaia di migliaia di tonnellate di petrolio. I danni per la salute della popolazione, per l’economia locale e per gli ecosistemi sono incalcolabili.

ROMANIA – Il 31 gennaio 2000 un’onda di cianuro proveniente dalla miniera d’oro Esmeralda, ad Aurol, è arrivata alla foce del fiume blu, la più grande zona umida d’Europa, viaggiando ad una velocità di cinque chilometri l’ora. Per la società rumeno-australiana che possiede la miniera Esmeralda, il fenomeno sarebbe stato causato dal disgelo, che avrebbe fatto tracimare una diga. La società ha poi dichiarato fallimento e nessuno ha mai risarcito un solo euro per il disastro.

 ECUADOR – Nel 1993 durante le operazioni di esplorazione e sfruttamento delle risorse petrolifere  nell’area del Lago Agrio, la multinazionale Chevron-Texaco ha inquinato oltre 2 milioni di ettari, contaminando la foresta amazzonica, riversando 60 miliardi di litri di reflui tossici nell’acqua utilizzata dalle popolazioni locali.

BIELORUSSIA – Il 26 aprile 1986 si verificò il terribile incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Si sprigionarono nubi radioattive che raggiunsero ben 20 paesi. La tragedia provocò nell’arco degli anni più di un milione e settecentomila sfollati e gravi patologie, quali tumori alla tiroide, emoblastosi, neoplasie maligne e mutamenti genetici. Le cause furono indicate in gravi mancanze da parte del personale.

ARGENTINA – Ad essere sotto accusa è la montagna di 30.000 tonnellate di piombo, residuo delle lavorazioni dell’impianto di Huasi, chiuso negli anni ’80. L’81% della popolazione infantile di Abra Pampa è esposta ai danni derivanti dal piombo.

INDIA – Nel 1984 a Bhopal si sprigionò una nube tossica di isocianato di metile dallo stablimento della Union Carbide, specializzato nella produzione di pesticidi. La nube uccise in breve tempo oltre 2.259 persone e ne avvelenò decine di migliaia. Le famiglie delle vittime ricevettero come risarcimento l’equivalente di 500 euro.

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