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Costume e società

La storia della tragedia del piccolo Italino, una delle tombe più suggestive di Staglieno

La scultura ritrae un bambino che gioca con il suo cerchio, inseguito da due mani minacciose che spuntano da sotto terra

Tra tutte le monumentali tombe presenti nel cimitero di Staglieno, vere e proprie opere d'arte, ce n'è una che vale la pena ricordare: si trova nel 'Boschetto Irregolare', e raffigura un bambino che gioca con il cerchio - uno dei tanti giochi che una volta si facevano per strada - inseguito da due mani minacciose che spuntano da terra, come quelle della morte che cercano di afferrarlo.

La lapide è veramente molto suggestiva e inquietante, e vale la pena vederla con i propri occhi. Ma chi è questo bambino, e qual è la sua storia?

Il bimbo si chiamava Italino Iacomelli, e nel 16 agosto 1925 aveva cinque anni, come raccontano Matteo Pastorino e Luciano Rosselli in "Immagini silenziose" (Erga, 2021).

Quel giorno Italino stava appunto giocando con il suo cerchio, nei giardini Carbonara, sotto gli occhi amorevoli del padre Donatello, che lo aveva cresciuto da solo siccome la moglie era morta di parto. A un certo punto, però, il cerchio andò a finire tra le gambe di uno sconosciuto. Italino si avvicinò per recuperare il suo cerchio, l'uomo con fare benevolo prese in braccio il bambino, e nel giro di una frazione di secondo, lo scaraventò dal parapetto delle Mura, facendolo precipitare da oltre 15 metri. Italino non ce la fece e morì poco dopo, in ospedale. Una tragedia frutto di un atto di follia inspiegabile.

L'uomo venne portato via dalle forze dell'ordine, che lo salvarono così dal linciaggio della folla che lo avrebbe facilmente ucciso: tutto il quartiere conosceva e amava Italino e suo padre, ed era davvero incomprensibile quello che era appena accaduto sotto gli occhi di tutti.

Ma chi era l'assassino? Si scoprì che era una persona gravemente malata mentalmente, che già il giorno prima si era costituita alla polizia dicendo di aver buttato una bambina da un muro, ma era solo un'allucinazione, e gli agenti lo lasciarono andare. Con Italino invece andò diversamente.

Quando Donatello - rimasto completamente solo, senza moglie nè figlio - scoprì le condizioni dell'assassino di suo figlio, diede una lezione di grande umanità, chiedendo che l'uomo potesse avere le cure di cui aveva bisogno.

Dopo il funerale di Italino, partecipatissimo, il padre fece commissionare la tomba allo scultore Adolfo Lucarini. Ancora adesso, a Staglieno, è possibile ricostruire la storia del bimbo solo guardando la scultura: il piccolo che gioca spensierato, inseguito dalle mani della morte che lo avrebbero preso di lì a poco. "Mano folle l'infranse - recita la lapide, parlando di Italino - volò l'anima bella al cielo vicino alla sua mammina. Implora dal Signore pietà per noi".

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