Cirulla, origine del nome di uno dei giochi più amati dai genovesi
La cirulla in dialetto si chiama anche "cirolla", "ciammachinze" o "ciapachinze"
Non c'è un genovese che non sappia giocare a cirulla. O, almeno, che non ne abbia sentito parlare almeno una volta.
Ma in cosa consiste, qual è la storia e quali sono le regole di questo gioco di carte?
La cirulla, che in dialetto si chiama anche "cirolla", "ciammachinze" o "ciapachinze", è una variante della scopa, e si contraddistingue per la vivacità e il ritmo delle partite e per i "ribaltoni" nei punteggi, ma anche per il notevole peso del fattore fortuna, che riduce il divario tra giocatori esperti e principianti.
Ma cosa significa il nome del gioco? Facile intuire "ciammachinze" e "ciapachinze", che significano rispettivamente "chiama 15" e "acchiappa 15", perché le carte esposte sul tavolo si possono prendere con una carta del proprio mazzo a patto che il valore totale ammonti a 15 (si può prendere anche quando il valore della carta calata è uguale a quello di una carta sul tavolo, o quando si cala un Asso e allora si possono raccogliere tutte le carte).
Il nome cirulla/cirolla invece - secondo il professor Fiorenzo Toso, autore di "Piccolo dizionario etimologico ligure" - potrebbe essere collegato alla parola spagnola "chirola", ovvero "dischetto", che specie in America Latina indica le monete, ovvero la posta in gioco.