Lettera aperta di un papà-pompiere ai politici
Questa mattina come sempre sto andando a prender servizio. Il pensiero va a chi come me si alza presto e lascia a casa i propri bimbi per dedicarsi al prossimo. Penso agli insegnanti di ogni ordine e grado, penso al personale sanitario. Ogni giorno come me escono di casa con la motivazione di un lavoro che vede altre persone al centro della loro azione. Penso a chi ha dentro la professionalità dell’educare, a chi quella del salvare, a chi quella del curare, al meglio, altri cittadini, altre persone, mettendoci del loro, sopperendo alle mancanze del sistema.
In questo periodo storico credo sia evidente a tutti quanto i vigili del fuoco siano sottonumerati rispetto ai bisogni effettivi ed è ancora più evidente, soprattutto per noi pompieri, come ognuno provi a sopperire ad evidenti mancanze di personale, di mezzi e di risorse. Mossi da buona volontà e senso di abnegazione per quello che ritengo il lavoro più bello del mondo “soccorrere chi chiede aiuto” (Perché è impagabile il sorriso di un bambino, di una donna, di un anziano quando porti loro aiuto. Mi sento appagato e soddisfatto.).
Direte voi che leggete, sei di parte. Cosa ha il tuo lavoro più di quello di un insegnante o un medico o un infermiere. Assolutamente nulla. Come me l’insegnate penserà che il suo lavoro sia il più bello del mondo, perché contribuisce alla formazione di giovani menti che un domani saranno adulti preparati e responsabili, motore pulsante della nostra società, è una sfida straordinaria, un impegno fondamentale che lo renderà orgoglioso di aver contribuito a porre le fondamenta per una società migliore.
Una professione onorevole, malgrado sia un lavoro sottopagato rispetto ai colleghi europei, troppe volte denigrato nel senso comune. L’insegnate trova dentro sé e spesso nei colleghi la forza di portare la propria competenza e l’entusiasmo ai bambini, nonostante gli ostacoli, nonostante il raro riconoscimento del valore del suo operato. (Personalmente ringrazio gli insegnati dei miei figli vedo il loro impegno e il loro affetto verso le mie creature sono impagabili).
Il medico o l’infermiere dal canto suo penserà, fatte le debite differenze, cose analoghe. Curare, medicare e portare sollievo anche solo con e per un un sorriso a chi è ammalato, a chi soffre di patologie spesso inguaribili, a volte irreversibili, come può non definirsi il lavoro più bello del mondo? Il prendersi cura è la massima espressione del contatto umano, forse nel senso di essere uomini. Definiti eroi nella pandemia e oggi in sottonumero e mal retributi gli si chiede ogni giorno uno sforzo maggiore. (Personalmente ringrazio ognuno di loro perché in pandemia han fatto nascere il mio secondo genito e ad oggi curano il mio primogenito da una malattia che spesso porta me e sua madre ad essere molto apprensivi).
Allora perché queste figure, cardine della nostra società, manifestazione dell’essere civili, non trovano il giusto rispetto dalla politica nazionale e locale per migliorarne le condizioni di lavoro e della vita dei cittadini? In fondo più vigili del fuoco sul territorio significa minori tempi di attesa per un soccorso di persone, animali e cose. Un maggior numero di insegnanti significa un numero di nuove menti plasmate con un miglior livello di istruzione e quindi adulti più consapevoli, democratici, capaci. Un maggior numero di medici e infermieri permetterebbero cure più immediate e maggior attenzione ai bisogni delle persone.
Tutte queste figure inoltre son sensibili al benessere dei più fragili, dei disabili e invalidi sul territorio. Una società civile si misura sulla capacità di riconoscere e includere le categorie fragili, non sulla selezione dei più potenti. Forse è proprio questa la differenza tra cultura e natura? Perché non si investe di più su insegnanti di sostegno specializzati che possano migliorare la qualità della vita, la cultura dei bimbi con disabilità e il loro inserimento scolastico e sociale? Perché non si investe in medici e infermieri che possono curare disabili e invalidi migliorando il loro stile e la loro prospettiva di vita? Perché non si investe di più sui vigili del fuoco che possono salvare disabili e fragili con tecniche innovative? Investire sulle persone, il Pnrr dovrebbe essere uno strumento per la crescita di un Paese in cui ognuno degli operatori a contatto con i cittadini dovrebbero essere in numero maggiore, dovrebbe ricevere più formazione e di qualità superiore, dovrebbe vedere le professioni con al centro le persone, meglio retribuite per migliorare il servizio offerto al di la della buona volontà del singolo.
Spiace leggere che invece i fondi saranno investiti per costruire strutture nuove e non ripristinare quelle presenti sui territori investendo il disavanzo in assunzioni di queste figure che sono colonna portante della società civile. Spiace che ogni operatore dei tre settori esca di casa al mattino e faccia del suo meglio per migliorare il mondo intorno a sé e tornando a casa come un super eroe possa far quadrare riesca a fatica i bilanci famigliari in questi tempi di recessione economica dovuti ai rialzi di prezzi e riesca suo malgrado a mettere in tavola la cena per i propri figli.
Alla politica tutta siate memori del passato, consci del presente e pensate a che futuro con le vostre decisioni volete dare alla nostra società.
Un papà, un pompiere