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Venerdì, 19 Aprile 2024
Costume e società

Perché il quartiere del Lagaccio si chiama così?

Al posto dell’impianto sportivo di oggi c’era un bacino artificiale voluto nientemeno che da Andrea Doria. Ecco le sue origini

Oggi al “Lagaccio” troviamo un impianto sportivo. Un tempo tuttavia, visitando il quartiere di Genova compreso tra San Teodoro, Rivarolo e Oregina, avremmo visto un vero e proprio lago: il Lagaccio, per l’appunto. Non si trattava di un bacino naturale, bensì di un lago artificiale voluto nientemeno che da Andrea Doria, come spiega il libro Percorsi d’acqua a Genova e dintorni (Erga) di Matteo Pastorino e Luciano Rosselli. La sontuosa reggia che il grande ammiraglio si fece costruire nella prima metà del XVI secolo era adorna di numerose fontane, per rifornire le quali occorreva una discreta quantità d’acqua. Questa acqua venne recuperata dal rio San Tommaso e incanalata, a partire dal 1539, in un nuovo acquedotto in muratura che collegava il torrente con i giardini della villa. Un capriccio destinato a sopravvivere ben oltre alla morte del suo ideatore, poiché tale acquedotto rimase in uso fino agli anni Settanta del XX secolo e servì in numerose circostanze. 

Un’altra versione dei fatti vede invece la costruzione del bacino artificiale “lagaccio” legata alle fabbriche di polveri da sparo. Nel XVII secolo, il governo della Repubblica di Genova aveva impiantato nella valle del rio San Tomaso alcune fabbriche che avevano bisogno di essere alimentate ad acqua: si decise così di costruire un invaso di 500 metri di lunghezza per 100 di larghezza in una zona che allora era totalmente disabitata, al fine di garantire un approvvigionamento idrico costante.

Gli abitanti della zona iniziarono a chiamarlo “lagaccio” – da cui il nome del quartiere cresciutogli intorno – conferendo al nome connotazione negativa. Nella seconda metà del secolo scorso, ormai considerato inutile e pericoloso, decisero di prosciugarlo, in concomitanza dell’interramento delle fabbriche del rio. Al suo posto venne costruito un campo sportivo, intitolato a Felice Ceravolo, nome di un ragazzino di dodicenne che vi era annegato dentro. 

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