Dialetto curioso: cinque espressioni genovesi sul Natale
Due modi di dire e tre parole tipiche di Genova che hanno molto a che fare con il Natale
Nel mondo della lingua genovese ci sono tante espressioni che si riferiscono al Natale: modi di dire ma anche semplici parole tipiche di questo periodo di feste.
Andiamo a vedere allora due espressioni e tre parole caratteristiche del Natale genovese da imparare:
O tondo de Nâtale
Tradotto letteralmente è il "piatto di Natale" e si riferisce alla ricchezza e all'abbondanza delle portate per il pranzo di Natale: viene usato per intendere, dunque, "di tutto un po'".
Métte o pàn de Natâle in sce'na cösa
Letteralmente significa "mettere il pane di Natale su una cosa". Significa far conto di aver perduto una cosa, non prestarvi più importanza, o meglio, per usare un'espressione attuale, "metterci una pietra sopra".
Dënâ
Anticamente, in genovese Natale si diceva Dënâ: ma da dove arriva questa parola così diversa? Dal latino, precisamente dalla fusione di "Dies Natalis", cioè giorno di Natale.
Strenne
Questa parola, diffusa a dire il vero non solo in Liguria, indica i regali, ma non quelli qualsiasi: quelli di Natale. Il termine deriva dal latino "strena", ovvero "regalo di buon augurio" e l'usanza discende dalla tradizione dell'antica Roma che prevedeva lo scambio di doni augurali durante i Saturnalia, le festività romane che si svolgevano a dicembre in onore del dio Saturno.
Confeugo
Scrivetelo bene: il "confeugo" non è il "confuego"! È un antico rito tradizionale della Repubblica di Genova che risale probabilmente al Medioevo, e consisteva nell'omaggio da parte dell'Avate alle massime autorità cittadine di un grosso tronco di alloro. Il corteo portava l'alloro davanti al Ducale, e l'Abate si rivolgeva al Doge per parlare dei problemi della città e scambiarsi gli auguri. Infine, l'alloro veniva bruciato per buon auspicio: dalla colonna di fumo si poteva capire se l'anno successivo sarebbe stato propizio.