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Costume e società

Esiste l’Eneide in dialetto genovese: storia dell’opera di Bacigalupo, tra battute e doppi sensi

Arriva in libreria la nuova edizione illustrata del testo, a cura di Giorgio Oddone e Mauro Moretti, in corretta grafia genovese e con note esplicative circa i termini e i modi di dire, nonché la traduzione italiana completa

Qualcuno forse non ci crederà, ma esiste una versione dell’Eneide in genovese. La sua pubblicazione risale al 1895 e il suo autore è il poeta e drammaturgo dialettale Nicolò Bacigalupo (Genova, 1837-1904), la stessa penna da cui nacque anche il testo teatrale Manezzi per majâ unn-a figgia (I Maneggi per maritare una figlia), cavallo di battaglia di Gilberto Govi. Bacigalupo, non senza spirito burlesco e ironia, compose il poema in dialetto genovese e lo intitolò Eneide. Ricordi di un reduce troiano in dialetto genovese. Oggi, mercoledì 16 novembre 2022 alle ore 18, alla libreria Feltrinelli di via Ceccardi, il curatore Giorgio Oddone e l’illustratore Mauro Moretti presentano la nuova versione illustrata dell’opera edita da Erga Edizioni, revisionata dall’esperto di lingua e cultura genovese Franco Bampi.

Giorgio Oddone, in uno dei video realizzati insieme alla Biblioteca Civica Berio per la playlist “Pillole di genovese”, legge in dialetto genovese: "Eneide. Ricordi di un reduce troiano in dialetto genovese, un'opera umoristica e sarcastica piuttosto fedele al testo di Virgilio che espone al pubblico ludibrio personaggi dell'epoca che meritavano di essere messi alla berlina”.

Quest’opera, a carattere burlesco, è infatti solo parzialmente fedele al poema di Publio Virgilio Marone. Bacigalupo inserì personaggi “genovesi” tutti inclini alla battuta triviale e al doppio senso, siti genovesi che si confondono con i luoghi della narrazione originale, oggetti di epoche diverse accostati tra loro come, ad esempio, il cavallo di Troia e i tram. L’autore narra che il grande cavallo viene portato davanti alle mura della città di Troia, come dono di pace da parte dei Greci, che sono però nascosti, pronti all’attacco, in un’isola vicina simile a Bergeggi. Il greco che interviene ad ingannare i troiani non si chiama più Sinone ma Schenone, omonimo di un contemporaneo di Bacigalupo.

Ecco cosa scrisse Bacigalupo nell’incipit del libro primo dell’Eneide. Ricordi di un reduce troiano in dialetto genovese:

Appenn-a han visto Enea tiâ sciû ö mandillo
Sciûsciase ö naso e mettise a scraccâ,
Tutti han çercôu dove pösâ ö bacillo,
Pe sentilo ciû comodi a parlâ.
Quando l’é stæto ognûn quieto e tranquillo
Che se pûeiva sentî ûnn-a mosca sghæuâ,
Enea, dall’äto dö so caregon
Ö commensa, c’ûn pö de commozion:

Mi nö fasso pe dî, bèlla reginn-a,
Ma se parlo, mi ö fasso pe vosciâ
Quando penso ai mæ caxi, ä mæ rovinn-a,
A morte de Creûsa e dö pappâ,
Mi ghe confesso che n’ho a mussa pinn-a
Sciâ scûse l’esprescion, ma chi a ghe stâ,
E invece de contâ di avvenimenti
Mi tieivo zû di tacchi e di aççidenti
”.

(Eneide: ricordi di un reduce troiano in dialetto genovese,
di Niccolò Bacigalupo; Valenti Editore; Genova, 1973)

La nuova edizione del libro contiene al suo interno dei codici QR che rimandano a cinque video-lezioni, grazie alle quali scoprire segreti e curiosità di questa Eneide tutta genovese: le parole particolari incontrate, l’attualità ottocentesca dei personaggi, dei luoghi e degli oggetti, l’analisi dei verbi obsoleti, il viaggio di Enea e le sue peripezie ed infine le principali regole del ben parlare in genovese. Altri nove video concluderanno il viaggio di Enea, spiegando in termini semplici il viaggio da compiere insieme al lettore, partendo dal genovese scritto fino al parlato. Si tratta di un nuovo modo di insegnare la lingua genovese, adatta sia agli adulti che ai bambini. Non bisogna dimenticarsi che il genovese parlato sopravvive da almeno 800 anni, ma continuerà a farlo solo se avremo trovato in noi le motivazioni per continuare: “Se s’ascordémmo a nòstra léngoa perdémmo l’ànima da nòstra tæra”.

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