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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Costume e società

Dialetto curioso: cosa vuol dire essere come "Pipìa"?

C'è un modo di dire genovese, "l'é comme parlesse o Pipìa", ecco cosa significa

Chi ha detto che le maschere genovesi, nella tradizione del Carnevale, sono poche? Nel capoluogo ligure è famosa quella di Capitan Spaventa, ma anche quella di Baciccia, O Scio Reginn-a, o Mego, e poi ci sono anche Barudda e Pipìa. In particolare Pipìa viene usato anche come appellativo, ma non è certo un complimento.

Pipìa è una vecchia maschera genovese, spalla di Barudda. Mentre quest'ultimo viene descritto come generoso, coraggioso e dotato di buon senso, Pipìa è invece una figura paurosa e chiacchierona, facilmente impressionabile e credulona, mingherlina e pallida, a cui nessuno presta veramente molta attenzione.

Dunque il significato può essere duplice: da una parte, come spiega Michelangelo Dolcino in "E parolle do gatto" (Erga), Pipìa in quanto spalla di Barudda e a causa del suo carattere, è come un burattino, e il suo nome viene spesso utilizzato proprio per far intendere quando una persona si lascia manovrare.

Sempre Dolcino, sottolinea un altro modo di dire genovese: "L'é comme parlesse o Pipìa", è come se parlasse Pipìa, amara osservazione di chi non riesce, in conversazione, a farsi ascoltare.

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