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Costume e società

Corochinato, il tipico aperitivo genovese: perché è chiamato Asinello? Storia e curiosità

Tutti a Genova lo conoscono e ne apprezzano il gusto fresco e aromatico, ma non tutti ne conoscono la storia. Perché il Corochinato si chiama così? Quando è nato? E qual è il posto migliore per poterlo assaggiare?

Una miscela di diciotto erbe aromatiche, tra cui assenzio, corteccia di china, timo, rabarbaro e genziana, vino bianco di Coronata e l’immancabile scorzetta di limone. Questi gli ingredienti principali del vino bianco aromatizzato che da più di un secolo ha conquistato il cuore di genovesi e non: il Corochinato, chiamato ormai da tutti anche Asinello.

Si tratta di un vino aromatizzato, perfetto per l’aperitivo soprattutto se accompagnato da una bella striscia di focaccia. Viene preparato come un vermouth ma con diverse erbe, lasciate in infusione per circa sei mesi. Oggi è molto amato e se ne producono circa sei mila bottiglie l’anno, ma vediamo a quando risalgono le sue origini.

Corochinato e Asinello, la storia e il nome:

Il Corochinato, nato nel 1886, deve il suo nome al primo luogo di produzione, l’Azienda Marenco di Coronata, che ne disegnò anche la famosa etichetta verde. Il nome è infatti composto da “Coro”, il tipico vino bianco della collina di Coronata, sulle alture di Genova Cornigliano, e “chinato”, l’infusione di erbe. Sull’etichetta stessa si intravede la collina con il borgo, da cui si possono riconoscere il santuario di Santa Maria e San Michele Arcangelo. E si può dire che sia stata proprio l’etichetta ad ispirare il soprannome con cui questo drink è conosciuto dai genovesi.

Sotto la scritta Aperitivo di gran lusso “L’Asinello” – vino aromatizzato e sopra l’iconica targa nera con scritta bianca Il vero Corochinato, si staglia la figura di Pacciûgo, il leggendario marinaio di Coronata, che conduce un asinello carico di bottiglie. Probabilmente, la scelta di raffigurare l’asino nell’etichetta rappresenta una sorta di tributo all’animale, che ancora all’inizio del Novecento era il mezzo principale per trasportare il vino, in damigiane e bottiglie sistemate sul suo dorso, dalle colline ai centri cittadini. 

Curiosità:

Questo aperitivo è talmente amato e diffuso tra i genovesi che perfino gli Ex-Otago, gruppo musicale indie pop tutto genovese, hanno deciso di intitolare Corochinato il loro ultimo album, uscito nel 2019, in cui sono confluite alcune tra le loro più celebri canzoni come Questa notte, Solo una canzone e Tutto bene. La cover è, chiaramente, dello stesso verde dell'etichetta della bottiglia e presenta il titolo con il tipico font. 

L'Asinello oggi:

Oggi la produzione è tutta nelle mani dell’azienda genovese Vini Allara, che ne porta avanti la ricetta tradizionale. L’unico ingrediente a cambiare con il tempo è stato il vino, che non è più bianco di Coronata, ormai impossibile da trovare, ma il Cortese delle Langhe, comunque neutro nei profumi e nel gusto. A questo si aggiungono come una volta le numerose erbe, l’alcool e lo zucchero, ma le proporzioni continuano ad essere segretissime. 

Se si vuole fare un salto indietro nel tempo e assaporare un bicchiere di asinello nei caruggi come facevano una volta cantautori e camalli, non si può fare a meno di raggiungere la “Bottiglieria Marchesa” in via Canneto il Lungo, a due passi da via San Lorenzo. Gestita da Onorata Marchesa e dal suo compagno di vita Adriano, è conosciuta da tutti come il “Bar degli Asinelli” e a Genova è un’istituzione. È impossibile non trovare la coda fuori, dato che a soli 1,50 euro ne viene servito un bicchiere con tanto di scorzetta di limone. Sembra che il tempo dentro questo locale si sia fermato, con tavoli e arredo ottocenteschi e le tovaglie a quadretti bianchi e rossi, ma è incredibile come si sia mantenuto punto fermo della movida genovese, oggi amato soprattutto dai più giovani. Il Corochinato è dunque un drink che mette d’accordo tutti e può essere gustato a tutte le ore, che possa essere un Asinello al giorno a togliere il mugugno di torno?

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