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Costume e società

G8: Genova, piazza Alimonda, 20 anni fa la morte di Carlo Giuliani

La morte di Giuliani divenne simbolo di quelle tragiche giornate, insieme alle violenze e alle torture effettuate dalle forze dell'ordine nella caserma-lager di Bolzaneto e alla scuola Diaz, una raccapricciante verità venuta a galla nella sua interezza solo anni dopo

Vent'anni fa, a Genova, in piazza Alimonda, durante gli scontri che hanno caratterizzato il G8, moriva Carlo Giuliani. E oggi, 20 luglio 2021, dalle 15 alle 20, è previsto un presidio, sempre in piazza Alimonda, organizzato dal Comitato Piazza Carlo Giuliani nell'ambito della rassegna "Genova '01 vent'anni dopo: un altro mondo è necessario".

Il ragazzo, classe 1978, era un manifestante che aveva preso parte alle proteste del movimento no-global, e venne ucciso da un colpo di pistola sparato dal carabiniere Mario Placanica il 20 luglio alle ore 17,27. 

Un veicolo dei carabinieri rimase fermo per alcuni secondi (i motivi sono ancora oggetto di dibattito), e venne preso d'assalto da alcuni dei manifestanti. Tra questi, Giuliani, 23 anni, con il volto coperto da un passamontagna, raccolse e sollevò un estintore, già in precedenza scagliato contro il mezzo da un altro manifestante, e poi caduto a terra. Dall'interno del veicolo un carabiniere, Placanica, dopo aver estratto e puntato la pistola verso i manifestanti, sparò due colpi. Uno di questi raggiunse Giuliani. Successivamente, il fuoristrada, tentando di fuggire dai manifestanti, riprese la manovra passando due volte sul corpo del ragazzo. 

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Alle ore 18, il primo lancio dell'Ansa: «Secondo una soccorritrice volontaria del Genoa Social Forum, un giovane dimostrante sarebbe morto in via Caffa, nei pressi di piazza Tommaseo. Ma la notizia, sparsasi tra i dimostranti, non ha trovato sinora conferma ne' dalla Polizia ne' dal 118». Sempre Ansa, la sera stessa, renderà noto: «In pochi scatti fotografi e' documentato il tragico epilogo di questa prima giornata di G8. L'uccisione del giovane manifestante e' immortalata in una sequenza di foto drammatiche. Primo scatto: una camionetta dei carabinieri finisce contro un cassonetto. Alcuni manifestanti si avventano contro l'auto, alcuni da destra hanno in mano delle travi, un giovane, che si trova dietro, brandisce un estintore. Dalla parte posteriore della camionetta spunta una mano: impugna una pistola. La traiettoria arriva alla faccia del giovane. Secondo scatto: il corpo del giovane è steso a terra, gli altri compagni scappano. La camionetta comincia a fare marcia indietro. Il corpo della vittima viene travolto: la ruota dietro passa sulla pancia, quella davanti sulle gambe. L'estintore rotola via. Terzo scatto: il cadavere del giovane è inquadrato di profilo. La pancia è scavata. C'è sangue attorno alla testa. Quarto scatto: in primo piano c'è la faccia della vittima. All'altezza dell'occhio destro c'e' una ferita profonda».

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Da qui partirono lunghe inchieste sulla morte del ragazzo - segnata da molte ombre e poche luci - che sfociarono in altrettanti procedimenti che coinvolsero non solo la giustizia italiana ma anche la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Si parlò molto di uso eccessivo della forza da parte dei carabinieri, della mancanza di chiarezza sulle responsabilità politiche e sulla catena di comando. «Per Carlo, la cosa più grave, più di averlo ucciso, è stata l'archiviazione - ha detto il padre, Giuliano Giuliani, all'Ansa, qualche giorno fa -. Non è stato concesso neanche un processo. Non sempre, ma a volte, i processi consentono di raggiungere la giustizia, la verità di quello che è successo».

Giuliani è stato l'unico morto del G8 di Genova, ed è diventato simbolo di quelle tragiche giornate e della gestione dell'ordine pubblico, insieme alle violenze e alle torture effettuate dalle forze dell'ordine nella caserma-lager di Bolzaneto e alla scuola Diaz, una raccapricciante verità venuta a galla nella sua interezza solo anni dopo. 

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«Quello che è successo a me e a Carlo Giuliani non doveva accadere»: così si è espresso Mario Placanica a margine del convegno dal titolo 'Dal G8 di Genova a Roma. L'odissea delle vittime in divisa' a Catanzaro. «Non doveva succedere - ha aggiunto Andrea Di Lazzaro, autore del libro 'Mario Placanica. Il carabiniere' - perché non dovevano esserci dimostrarti armati di spranghe e molotov e purtroppo Mario fu costretto ad intervenire sparando a scopo intimidatorio per difendere sé e i suoi colleghi. Io ci ho messo la faccia per questo libro dove si racconta anche di Carlo Giuliani che vorremmo vivo e soprattutto ravveduto, se mi è permesso».

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