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Costume e società

Quando ad Albaro abitava Lord Byron (e i contadini lo chiamavano "il diavolo")

La sua fama da libertino e un'impresa nel mar Ligure fecero sì che i contadini di Albaro lo soprannominassero "il diavolo"

George Gordon Noel Byron, sesto barone di Byron, meglio noto come "Lord Byron" è stato un poeta e politico britannico vissuto tra il '700 e l'800. Byron viene considerato la prima celebrità in stile moderno, nonché uno dei più celebri autori della seconda generazione del Romanticismo inglese, insieme a Mary Shelley e John Keats: il pubblico venne affascinato dalla sua immagine come personificazione dell'"eroe byroniano", e sua moglie coniò addirittura l'espressione "Byronmania" in riferimento all'attenzione posta a suo marito.

Forse però non tutti sanno che Lord Byron a inizio '800 non era molto ben visto dall'opinione pubblica: prima ben accolto in società per quel suo atteggiamento dandy e tenebroso, iniziò presto a dare scandalo in un'Inghilterra sempre più puritana. Non si contano le sue relazioni, e inoltre fu accusato di incesto, adulterio, omosessualità, sodomia, amore libero e altro ancora. Inoltre, a inasprire gli animi, ci pensarono anche i violenti attacchi dei critici della stampa conservatrice, adirata per la pubblicazione di alcune satire molto acerbe. Nel 1816 dunque, dopo essere stato praticamente abbandonato da tutti i suoi amici, Lord Byron firmò la separazione dalla moglie e lasciò l'Inghilterra per sempre. 

Si recò prima in Svizzera, e poi in Italia, prima in Toscana e poi, nel 1822, a Genova, ad Albaro, nella villa Saluzzo Mongiardino dove si trova ancora adesso una lapide in sua memoria. Tra le altre cose, si racconta che nel viaggio verso la Superba passò da Lerici e, forse, Porto Venere. Secondo un vecchio aneddoto, avrebbe addirittura attraversato a nuoto il golfo nuotando per 8 km fino a San Terenzo rimediando un'insolazione che lo costrinse a letto per qualche giorno.

Ma come venne accolto? La sua fama e l'impresa dell'attraversamento a nuoto gli procurò una fama timorosa e reverenziale da parte dei contadini di Albaro (ebbene sì, anticamente in questo quartiere erano presenti molti campi che circondavano ville patrizie), che lo soprannominarono "il diavolo", come racconta Fabrizio Calzia in "101 storie su Genova che non ti hanno mai raccontato", Newton Compton. Gli abitanti, d'altro canto, erano affascinati anche dalle dicerie riguardo i suoi numerosi amori vissuti in altre città. Furono famose le passeggiate di Lord Byron sotto i cipressi del parco della villa: qui scrisse anche qualche canto del suo "Don Giovanni".

Infine, nel 1823, Byron aderì all'associazione londinese filoellenica a sostegno della guerra d'indipendenza greca contro l'Impero ottomano, e così dopo un anno a Genova si imbarcò per Cefalonia. Morì in Grecia, a 36 anni, nel 1824.

La lapide commemorativa che si trova ancora oggi sul muro di villa Saluzzo Mongiardino, ad Albaro, recita «Riposando las vita fortunosa qui dimorò e scrisse Giorgio Gordon Lord Byron, finché l'intenso grido della greca libertà risorta nol traeva magnanimo a lacrimato fine in Missolungi 1822-23».

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