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Wind: firmato protocollo d'intesa, salvi 40 posti di lavoro

Per il consigliere regionale di Italia dei Valori, che ha seguito tutte le tappe della vertenza: «Il caso Wind indica un’inversione di tendenza nel settore Tlc. Auspicabile che anche Ericsson ne segua l’esempio»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di GenovaToday

Genova - «Con l’accordo sottoscritto la scorsa settimana a Roma anche i quaranta lavoratori di Wind, a rischio esternalizzazione su un totale di 50 in Liguria, possono tirare un sospiro di sollievo. Tuttavia, occorre evidenziare come i lavoratori, per non perdere il posto, siano stati disponibili a pagare un conto salato». Questo il commento di Maruska Piredda, consigliere regionale e responsabile Lavoro di Italia dei Valori per Liguria e Lombardia, in merito alla vertenza Wind, che si è risolta il 10 ottobre con la firma di un protocollo d’intesa tra azienda, sindacati e lavoratori».

«L’accordo raggiunto dopo quaranta ore di trattative – spiega Piredda – salvaguarda gli attuali livelli occupazionali e soprattutto mette al riparo su possibili esternalizzazioni, attraverso cessioni di rami d’azienda, 1.700 lavoratori su un totale di circa 6.200 in Italia per i prossimi cinque anni. L’accordo ha richiesto sacrifici sul piano economico molto pesanti ai lavoratori che li hanno accettati nella consapevolezza di poter almeno conservare il proprio posto di lavoro e avere certezze sul proprio futuro. La soluzione della vertenza comunque dimostra un cambio di rotta tangibile da parte della Wind in controtendenza rispetto al modus operandi attuale di altre realtà del settore delle telecomunicazioni in Italia, che stanno mantenendo posizioni di assoluta rigidità e di totale assenza di apertura a soluzioni condivise».

«Il caso più eclatante, per quanto riguarda la Liguria e Genova in particolare, è quello di Ericsson che ha dichiarato di non voler arretrare neppure di un passo sulla decisione presa a luglio di mobilità collettiva per 94 dipendenti su 762, come è stato evidente nell’ultimo incontro al ministero del Lavoro, conclusosi con il mancato accordo tra le parti. L’azienda vuole licenziare e non sente altre ragioni. Così facendo, dal prossimo anno, Ericsson attuerebbe un pesante ridimensionamento del centro di Ricerca e Sviluppo a Genova, proprio quello che sarebbe dovuto essere il volano del centro tecnologico degli Erzelli, stando ai proclami dell’a.d. di Ericsson Cesare Avenia in occasione del taglio del nastro sulla collina di Sestri Ponente solo pochi mesi fa. Pur nella consapevolezza che l’azienda non ha mai inserito clausole sociali negli accordi di programma, ritengo che un’apertura alle ragioni dei lavoratori, così come è stato fatto nel caso Wind, sarebbe quanto meno auspicabile. Ricordo anche che l’azienda usufruirà di circa 42 milioni di euro di finanziamenti pubblici (di cui 11 della Regione Liguria) per progetti del centro Ricerca e Sviluppo, che invece, date le attuali intenzioni dell’azienda, rischierebbe di morire definitivamente».

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