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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Politica

Accordo Regione-Trenitalia: aumenterà il biglietto. Botta e risposta tra Pd e Toti

Raffica di aumenti in tre anni, nuovi treni e collegamenti in arrivo. Paita e Lunardon: "Sparisce il biglietto integrato". Toti: "Rinnovamento totale"

Nuovi treni in servizio dal 2021 e partono gli aumenti su tutti i biglietti ordinari e abbonamenti di Trenitalia, È scritto nell'accordo firmato dalla Regione, 150 pagine che riportano tutte le novità per i trasporti passeggeri su rotaia. L'impegno da parte della giunta Toti è di 1,5 miliardi e ricco d'investimenti con 557,9 milioni destinati ai nuovi mezzi e al restyling dei vecchi.

Molte novità si diceva, tra queste un sistema bonus/malus che obbliga Trenitalila a rispettare i livelli di efficienza (puntualità, capienza, pulizia...), in caso contrario dovrà pagare. Se invece migliora in termini di qualità, potrà compensare le sanzioni. E poi la rivoluzione dei biglietti: al via quello elettronico e addio al biglietto integrato (treno + autobus) con l'arrivo, dal 1 gennaio 2019, del ticket solo per il treno.

«Grazie ai soldi dello Stato arrivano i nuovi treni; ma Toti non investe, quindi le tariffe aumentano del 23% e sparisce il biglietto integrato. Pop e Rock se li pagano i pendolari». Lo scrivono in una nota Raffaella Paita e Giovanni Lunardon del Pd: «Entro il 2023 ci sarà un aumento tariffario composto superiore al 23%, a fronte di un’inflazione complessiva che ai ritmi attuali sarà di circa il 6%; se viene istituita una nuova
tariffa urbana solo treno, vuol dire che viene cancellato il biglietto integrato a Genova. Di fatto, chi usa l’integrato pagherà due biglietti e dovrà sottoscrivere due diversi abbonamenti. Se fosse così sarebbe un grande passo indietro».

Paita e Lunardon criticano anche gli investimenti: «I conti non tornano, la Giunta ha annunciato un investimento superiore ai 500 mln di euro e invece, contando tutte le singole voci di investimento arriviamo a 432 mln di euro al netto dell’investimento dello Stato, pari a 39 mln di euro. Inoltre, il protocollo di intesa tra Regione e Trenitalia prevedeva un investimento di 393 mln di euro per il rinnovo della flotta. Ma le risorse messe da Trenitalia sono 350 mln più i 39 provenienti dallo Stato. Alla fine saranno i cittadini con gli aumenti tariffari a farsi carico di una parte considerevole di questo rinnovo».

Pronta la replica del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti alla nota del Pd: «Ultima farneticazione domenicale del capogruppo Pd in Regione Raffaella Paita - scrive il governatore su Facebook - Il Pd sostiene che la nostra politica sui trasporti non vada bene. I dati: in dieci anni di Governo Pd (Paita assessore e candidata Presidente) investimenti sui treni regionali zero. La Liguria grazie a loro ha i treni più vecchi d’Italia, con una media di anzianità di oltre 25 anni. In due anni di Governo Toti: programmati investimenti che rinnoveranno tutti i treni a partire da questa primavera ed entro i prossimi quattro anni. Tutti treni nuovi. Dieci anni di Governo Pd: treni rotti, sporchi, ritardi infiniti. Due anni e mezzo di Governo Toti: nel nuovo contratto con le Ferrovie sono previsti ispettori regionali che controlleranno pulizia, puntualità sicurezza. Se le ferrovie non garantiranno il miglior servizio per i liguri, saranno loro a pagare salate sanzioni. Potevano pensarci anche loro in dieci anni?».

E Toti aggiunge: «Dieci anni di Governo Pd: nessun treno diretto per Roma, nessun treno diretto per Milano. Nessun collegamento con Freccia Rossa che è uno tra i più nuovi e moderni treni delle ferrovie Italiane. In due anni e mezzo di Governo Toti: collegamento diretto con Roma già realizzato e nei prossimi 40 giorni partirà anche il collegamento diretto per Milano e per Venezia, con il treno Freccia Rossa. Noi non possiamo fare miracoli, ma loro hanno fatto disastri. E nonostante i liguri gli abbiamo detto ormai tante volte che di loro non vogliono più sentir parlare, continuano a star lì a criticare quel che loro non hanno neppure immaginato di fare. Il Pd, la Paita e soci odiano il nuovo futuro della Liguria, perché prevede per loro molte comode poltrone in meno e speriamo qualche ora di sano lavoro. Se ne sanno fare uno. O magari pensano di andare ad occupare, a spese di quei liguri che li hanno cacciati nella regione, qualche bella poltrona a Roma alle prossime elezioni. Sarebbe il colmo e l’ennesima beffa per i nostri concittadini. Ma si sa... all’arroganza e alla supponenza di qualcuno non c’è limite».

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