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Sottosegretari regionali, l'opposizione insorge contro la proposta di Toti

Scoppia la polemica durante la Commissione Affari Istituzionali per il disegno legge con cui la giunta propone di modificare lo Statuto e introdurre nuove figure da affiancare agli assessori

Scoppia la polemica in Regione dopo la proposta, da parte della giunta Toti, di modificare lo Statuto e introdurre la figura del sottosegretario da affiancare agli assessori, ufficialmente per “velocizzare e smaltire il lavoro”, un disegno di legge presentato in Commissione Affari Istituzionali che arriva a poche settimane dal veto del Consiglio di Stato sull’aggiunta di un consigliere nella maggioranza.

Ed è proprio in Commissione che è arrivato il secco no da parte dell’opposizione, con il Pd che ha sottolineato che «Toti vuole i sottosegretari regionali a tutti i costi, ma non ci dice perché li vuole istituire, quali funzioni avranno, come si rapporteranno con le strutture dirigenziali, cosa faranno e quanto guadagneranno. Anzi, non sa neppure se saranno uno, due o tre - tuonano in una nota Raffaella Paita, capogruppo del Partito Democratico in Regione, e il consigliere Pippo Rossetti - È avvilente vedere come tutti gli sforzi che il centrosinistra ha fatto in questi anni per tagliare i costi della politica in Regione vengano vanificati giorno dopo giorno da questa maggioranza. Con la Giunta Toti i costi sono tornati a salire: due assessori si sono dimessi da consiglieri favorendo l’ingresso in aula di due persone in più e quindi incrementando la spesa dell’ente. E adesso ci mancavano i sottosegretari, che tra l’altro, avranno anche bisogno di uno staff o di una segreteria: e quindi di altri soldi pubblici da spendere. In 5 anni - concludono - il costo per l’ente, soltanto per tre sottosegretari, si dovrebbe aggirare sui 3 mln di euro visto che un assessore costa al mese 13.764 euro circa: soldi che si potrebbero spendere decisamente meglio e che farebbero molto più comodo al territorio». 

Proteste anche da parte del Movimento 5 Stelle: «Ancora una volta Toti non perde occasione per trasformare i cittadini liguri nel suo bancomat personale e in Commissione spinge sulla sciagurata proposta dei 3 sottosegretari. Costo dell’operazione stimata: quasi 900mila euro nell’arco dell’intera legislatura. Soldi che si vanno ad aggiungere al milione di euro circa che ci è costato il rimpastino del Consiglio regionale dell’ottobre scorso - è la denuncia di Alice Salvatore, capogruppo dell’M5S in Regione - Siamo di fronte all’ultima puntata di un governatore incoerente che in campagna elettorale promette una lotta senza quartieri agli sprechi della politica e poi, in meno di un anno, mette insieme una serie imbarazzanti di nomine, aggiunge due consiglieri di cui non si sentiva minimamente il bisogno e, dulcis in fundo, vota a favore di tre nuovi sottosegretari a carico dei cittadini - ha aggiunto la Salvatore - È verosimile che sette assessorati siano pochi per gestire al meglio la macchina regionale, ma in questo momento storico è plausibile parlare di cariche in più solo a patto che siano a costo zero. Va attuata la riforma degli emolumenti di tutto il Consiglio e Giunta, per potersi permettere tre posti in più. Noi come Movimento 5 Stelle, una volta al governo, metteremo priorità a grandi risparmi sui costi e sugli sprechi della politica; solo dopo questa operazione si può valutare se aumentare il numero di persone: ma il costo complessivo deve essere inferiore a quello attuale». 

E non è mancata una frecciata al Pd: «In Commissione è andata in scena la solita finta polemica tra centrodestra e Pd, che dà lezioni di moralità, ma intanto non si è mai ridotto gli emolumenti (né in Regione, né in Parlamento), né ha mai rinunciato ai rimborsi elettorali. La lotta agli sprechi non si fa solo tagliando su incarichi e competenze inutili, ma, soprattutto, sugli stipendi da nababbi della politica, a cui né Toti né il Partito Democratico hanno mai rinunciato. Si fa tagliando la sede della reggia di De Ferrari che ci costa 2 milioni di euro d’affitto all’anno, come peraltro aveva promesso Toti e mai messo in pratica».

Di parere contrario al disegno di legge anche Gianni Pastorino (Rete a Sinistra), che ha definito «assolutamente infruttuosa la discussione con Toti, stamattina in veste di assessore al bilancio. Ovvio essere contrari a questo provvedimento, che non serve ad altro se non ad aumentare i costi della politica».
 
«Come al solito ci siamo trovati di fronte a un testo blindato, a senso unico; aspetto ancor più grave, il processo di introduzione dei sottosegretari avviene senza aver fatto un ragionamento sull’architettura istituzionale, cioè sulle modifiche che dovranno intervenire nell’ordinamento regionale per convalidare queste cariche. Una soluzione che non sta in piedi e che apre un limbo da cui il sottosegretario emerge come una figura mitologica - metà assessore, metà manager», ha proseguito Pastorino, sottolineando che «non si capisce la collocazione di queste figure: esattamente a chi fanno riferimento? Con chi si devono relazionare? Quali sono, in concreto, i loro compiti? E infine, quanto saranno pagati? Nulla ci è dato sapere; in particolare, è proprio sull’aggravio di spesa che le bocche restano cucite. Non ci stupiremmo se gli stipendi fossero astronomici: del resto questa Giunta ci ha abituato a emolumenti e premi elargiti con manica larga. Le spese e i costi della politica aumentano, alla faccia dei proclami strombazzati in campagna elettorale: ma ormai è passato un anno dal voto, e magari qualcuno in maggioranza presume che la gente non abbia buona memoria».

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