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Regione, bocciato il divieto di costruire a meno di 50 metri dagli argini

Respinto l'emendamento proposto da alcuni consiglieri che avrebbe impedito la costruire nuovi edifici a meno di 50 metri da fiumi e torrenti: «I casi vanno valutati singolarmente in base alla morfologia del territorio»

Bocciata in consiglio regionale la proposta di vietare la costruzione di nuovi edifici a meno di 50 metri dagli argini di fiumi e torrenti, avanzata nella seduta di martedì 24 marzo dai consiglieri Andrea Stimamiglio (gruppo misto) e Alessandro Benzi.

Scopo dell’emendamento, fissare nella legge sull’urbanistica (le cui modifiche sono state discusse dal consiglio) alcune clausole precise valide per qualsiasi nuova costruzione si intenda edificare nei pressi dei fiumi: un progetto che, per l’assessore all’Urbanistica Gabriele Cascino, non rientra "tout court" nel piano urbanistico, in quanto le distanze «vanno fissate dai singoli piani comunali sulla base di precisi studi e calcoli, tenendo conto della morfologia del territorio, e non in maniera indifferenziata».

Molte le nuove norme varate ieri in consiglio regionale per quanto riguarda edilizia e urbanistica, una revisione finalizzata alla rivisitazione, razionalizzazione e in generale alla semplificazione delle procedure relative alla pianificazione del territorio a livello regionale, provinciale e comunale. Eliminate dunque le due fasi necessarie all'avvio del procedimento di formazione del Puc, riunite in un provvedimento unico, e inserita una nuova tipologia di Piano urbanistico Comunale semplificato, che faciliti alle amministrazioni l’inserimento nel Puc di norme volte a favorire l’attuazione di politiche di rinnovo e rigenerazione urbana associate alla messa in sicurezza del territorio.

Le modifiche alla legge regionale sull’urbanistica sono state approvate con 23 voti favorevoli e 7 astenuti, tra cui Forza Italia, Lega Nord, Liguria Libera e lo stesso Stimamiglio, che ha spiegato che la legge presenta «lati positivi e lati negativi che si è tentato di correggere presentando proprio gli emendamenti respinti».

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