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Crollo M5s a Genova, Nadasi: "Progressisti senza soldi per la campagna elettorale"

Parla il commercialista di Beppe Grillo, cofondatore con lui e il nipote Enrico Grillo dell'associazione Movimento 5 Stelle

Da più del 18% al 4,4% in cinque anni: il M5s genovese, alle elezioni comunali di domenica, ha perso praticamente tre quarti dei suoi voti. Un crollo determinato anche dal fatto che, se nel 2017 i pentastellati si erano presentati da soli, nel 2022 hanno pesato molto le alleanze portate avanti a livello nazionale e locale, ultimo l'appoggio al governo Draghi che ha generato sfiducia in parte dell'elettorato grillino delle origini.

E così quest'anno il M5s, alleato con il Pd e altre forze di centrosinistra, ha eletto solo Luca Pirondini in consiglio comunale, mentre nel mandato appena concluso i consiglieri erano quattro. Tornando indietro, alle elezioni del 2012, il M5s guidato da Paolo Putti aveva portato sempre quattro persone in consiglio comunale.

Una perdita di voti così consistente proprio nella città di Beppe Grillo, però, non è vista come una debacle da Enrico Nadasi, commercialista genovese confondatore dell'associazione Movimento 5 Stelle del 2013, insieme al comico ligure e al nipote Enrico Grillo.

"Leggo questo risultato come un segnale degli elettori, che attendono un concreto rinnovamento - riferisce Nadasi ad Adnkronos -. Si aspettano una migliore performance dal Movimento, sperando che si lasci alle spalle le vicende che lo hanno visto coinvolto nell'ultimo anno e mezzo. In una grande città come Genova hanno votato poco meno di 90mila persone, è stato rilevato un astensionismo importante, che è un danno per tutta la politica".

Se c'è stata una cosa che ha danneggiato il fronte progressista, secondo Nadasi, è la stata la mancanza di fondi che avrebbe impedito di 'giocare ad armi pari': "Su Genova la coalizione di centrodestra ha fatto tantissima comunicazione a differenza del centrosinistra, che ha scontato una mancanza di finanziatori. E sappiamo che per le campagne elettorali ci vogliono i soldi. Il centrosinistra una vera campagna non l'ha fatta, in pratica". In ultima analisi, però, sempre secondo il commercialista, il risultato di Genova non rappresenterebbe una sfiducia per Conte.

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