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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Città metropolitana: il 2 ottobre la proposta definitiva

Il processo di riordino delle Province liguri prosegue seguendo le tappe dettate dalla legge sulla spending review, e si delinea con sempre maggior nettezza uno scenario con tre entità amministrative fra cui la città metropolitana di GenovaSpen

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di GenovaToday

Genova - Il processo di riordino delle Province liguri prosegue spedito, seguendo le tappe forzate dettate dalla legge sulla spending review, e si delinea con sempre maggior nettezza uno scenario con tre entità amministrative: una provincia del Ponente che accorperà gli attuali territori di Imperia e Savona, la Città metropolitana di Genova, coincidente con gli attuali confini della Provincia ma dotata di più ampie funzioni, e la provincia di La Spezia, coi confini immutati rispetto ad oggi, che rimarrebbe la provincia più piccola d’Italia.

È quanto emerso nella riunione nella riunione del Cal, il comitato delle autonomie locali della Liguria, tenutasi presso la Provincia d Genova la penultima prima di quella già fissata per lunedì 1 ottobre, che delibererà la proposta definitiva di riordino delle Province da inoltrare al governo, previo passaggio attraverso la Regione Liguria. Il termine fissato dalla legge per i Cal italiani è infatti il 2 ottobre.

Mentre in altre regioni le possibilità di accorpamenti delle province sono molteplici (si pensi alla Toscana, che ha 10 Province, di cui ben 9 prive dei requisiti di popolazione e superficie per sopravvivere autonomamente e quindi costrette ad aggregarsi alle altre), in Liguria la legge non lascia scampo: Savona e Imperia devono necessariamente aggregarsi, perché nessuna delle due possiede entrambi i requisiti per salvarsi, ovvero 350.000 abitanti e 2.500 chilometri quadrati di superificie; Genova è designata a trasformarsi in Città metropolitana mantenendo gli attuali confini e infine La Spezia, che di per sé sarebbe molto lontana dai requisiti di legge, viene salvata, unnica provincia italiana, con una deroga speciale dovuta al fatto che confinando solo con una Città Metropolitana (Genova) e con province di altre regioni (Massa Carrara in Toscana e Parma in Emilia Romagna), non può aggregarsi ad entità amministrative contigue.

Modificare i confini delle nuove Province (e anche della Città metropolitana di Genova) imposti di fatto dalla legge, in realtà è possibile, ma occorrerebbe un enorme sforzo collettivo dei comuni: ovvero entro il termine del 2 ottobre gruppi di comuni confinanti dovrebbe votare tutti insieme, nei loro consigli comunali, delle delibere in cui chiedono di aggregarsi a un altro ente – per esempio i comuni del Tigullio dovrebbero votare tutti insieme l’adesione alla Provincia di Spezia anziché alla Città metropolitana di Genova – e poi portarle al Cal in modo che questo organo possa inserire tali richieste nella propria delibera di riordino. Ma questa eventualità pare difficilmente praticabile.

«Non è così impossibile – assicura Claudio Muzio, sindaco di Casarza Ligure, fra i più accesi fautori del distacco dei comuni del Levante Genovese dalla Città Metropolitana –, anzi molti comuni del Tigullio stanno preparando le delibere da portare in consiglio comunale questa settimana, al fine di farle approvare prima dell’ultima riunione del Cal dell’1 ottobre, quella decisiva che scriverà la proposta di riordino».

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