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Città metropolitana: sindaci a confronto

Campo Ligure, Serrà Ricco, Mignanego, Casella, Bogliasco non hanno dubbi. La bozza dello statuto della città metropolitana deve essere scritta dalla Provincia. «Magari con step periodici di verifica con la conferenza» come ha sottolineato Pastorino

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di GenovaToday

Genova - Campo Ligure, Serrà Ricco, Mignanego, Casella, Bogliasco non hanno dubbi. La bozza dello statuto della città metropolitana deve essere scritta dalla provincia di Genova. «Magari con step periodici di verifica con la conferenza» come ha sottolineato Pastorino, sindaco di Bogliasco.

Altro punto di convergenza dei comuni della cintura è l’apprezzamento per le parole di forte perplessità sulla disarticolazione del comune di Genova pronunciate dal sindaco Doria. «Non ci attrae per nulla l’idea – ha detto Malfatto sindaco di Mignanego – di finire in un megacomune di 120.000 abitanti in Valpolcevera abbassando la qualità dei servizi e dei rapporti umani che offriamo ai nostri concittadini».

L’accordo si spinge anche sulla richiesta di proroga dei tempi, per stabilire i confini della nuova città, invocata da altri: «È ben strano pensare di rallentare un progetto nato 22 anni fa. Di città metropolitana ne parlava una legge del 1990 – ha detto Torre sindaco di Serra Riccò che non vede neppure il rischio di perdita di autonomia – È il blocco del turn over che ci farà perdere la capacità di agire, quando non avremo più personale».

Riccardi assessore di Casella ha ringraziato il commissario Fossati per la tempestività dell’incontro e il sindaco Doria per il «no allo spacchettamento del comune di Genova». Il sindaco di Mignanego (Malfatto), poi, ha strappato un sorriso - cosa rara - al sindaco Doria quando ha detto che «per fare il sindaco ci vuole del coraggio, ma fare sindaco del comune e della città metropolitana presuppone la vocazione al martirio». A questo punto il sorriso di Doria sul doppio incarico e lo stop alla disarticolazione del comune aprono la strada per l’elezione indiretta del sindaco e del consiglio metropolitano.

L’avvocato Elio Varni, storico sindaco di Fascia, protagonista delle prime battaglie sulla città metropolitana del 1990 ha chiuso questa prima conferenza con una battuta: «Sono lusingato che un comune a 54 chilometri - e un’ora e mezza di macchina - da Genova, a 1150 metri sul livello del mare, con i cinghiali che si abbeverano alla fontana della piazza principale sia considerato un pezzo della città metropolitana».

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