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Caccia al capriolo: la Provincia si appella al Consiglio di Stato

Il Tar annulla l'atto che regolamenta la caccia di selezione al capriolo e la Provincia di Genova si appella al Consiglio di Stato

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di GenovaToday

Genova - Il Tar annulla l'atto che regolamenta la caccia di selezione al capriolo e la Provincia di Genova si appella al Consiglio di Stato. «Perché il piano di prelievo dei caprioli – dice il commissario Piero Fossati – è assolutamente sostenibile, rispettoso di tutte le norme vigenti, conservativo e senza danni per la specie che su questo territorio ha una densità di ben 43 capi per chilometro quadrato di aree boscate, la più alta di tutto l'Appennino ligure, addirittura uguale o superiore a quella di gazzelle e antilopi nel Serengeti, il santuario africano degli erbivori».

 

Il Tar ha accolto il ricorso contro il provvedimento della Provincia per il prelievo selettivo dei caprioli da parte dell’associazione VAS (Verdi Ambiente e Società) che  contestava all’ente locale genovese l’assenza del parere Ispra, l'omissione del divieto di utilizzare munizioni al piombo e di aver approvato l’atto in assenza di un piano faunistico venatorio in vigore.

Premesso che «l'atto annullato dal Tar – dice Piero Fossati – si riferisce a un periodo venatorio già terminato da due mesi, da quando cioè si sono concluse le fasi stabilite dalle norme statali e regionali per la caccia di selezione ai cervidi» la Provincia si è appellata al Consiglio di Stato «perché il nostro ente, pur avendo già stipulato con Ispra uno specifico e rigoroso protocollo, in base al quale tutte le indicazioni dello stesso Ispra vengono recepite nei provvedimenti per la gestione e il prelievo dei cervidi, prima dell'emanazione della sentenza del Tar ha comunque provveduto a richiedere all’Ispra un motivato parere rispetto al piano di prelievo proposto e il parere è stato ampiamente positivo».

In secondo luogo «la Provincia, con specifico atto, sempre prima della sentenza di merito del Tribunale amministrativo, si è conformata alle indicazioni del Tar sulle munizioni al piombo e infine ha ampiamente motivato il fatto che il piano faunistico venatorio approvato dal Consiglio Provinciale nel 2003 sia tuttora pienamente vigente ai sensi della legge regionale 29/94 e che la Provincia sta procedendo all’aggiornamento e revisione del piano stesso, rispettando l’iter previsto dalle normative del settore».

I piani di prelievo per i caprioli «sono stabiliti – spiega ancora Fossati - sulla base di una serie di censimenti e sono ampiamente conservativi perché accertata la densità di questi cervidi e calcolato il numero degli esemplari prelevabili senza intaccarne le popolazioni, la Provincia a garanzia di una maggiore tutela, autorizza poi un numero di abbattimenti molto inferiore a quello consentito: per una densità di 40 capi ogni 100 ettari (un chilometro quadrato), come nel nostro caso, l’Ispra autorizza infatti fino a 25 catture, mentre la Provincia consente il prelievo solo del 10% dei capi, quindi solo 4 per ogni chilometro quadrato».

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