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«Basta plastica in mare», la missione della Rainbow Warrior parte da Genova

Nel capoluogo ligure la partenza della tappa italiana della "econave" dell'associazione, impegnata a sensibilizzare cittadini e istituzioni sui danni che le microplastiche causano all'ecosistema marino

Inquinamento marino sempre più insidioso, non soltanto per la quantità di rifiuti gettati in mare, ma anche per le loro dimensioni: stando a quanto denunciato da Greenpeace, tra il 60 e l’80% dei rifiuti in mare è costituto da plastica, gran parte della quale è microplastica che entra nella catena alimentare venendo mangiate dalla fauna marina.

Della questione si è parlato in mattinata al Porto Antico di Genova, da dove la Rainbow Warrior, la “econave” di Greenpeace è partita per la tappa italiana del tour europeo che la porterà in giro per il Mediterraneo per raccogliere dati e testimonianze diretta sull’inquinamento da plastica.

«E’ indispensabile liberare i nostri mari dalla plastica, questo problema sta diventando drammatico. Quasi 8 milioni di tonnellate finiscono ogni anno nei mari di tutto il mondo, e la quantità sta aumentando, anziché diminuire - spiega Serena Maso di Campagna Mare Greenpeace - Bisogna intervenire alla fonte del problema, eliminare gradualmente prodotti usa e getta in plastica, e ricordare che la plastica che vediamo è solo la punta dell’iceberg. A preoccupare di più sono le microplastiche, che si posano sul fondale marino e vengono mangiate dai pesci che poi arrivano sulle nostre tavole. A oggi non ci sono ancora conseguenze dirette sulla nostra salute, ma un domani, con il rischio che si arrivi a nanoplastiche, il problema diventerebbe ancora più grave».

Da qui la decisione di continuare la campagna di sensibilizzazione nel Mediterraneo con la Rainbow Warrior, che dopo la partenza dalla Spagna, lo scorso 8 giugno, da Genova si sposterà a Pozzuoli e sulle coste dell’Adriatico, per poi proseguire verso Croazia, Grecia e Bulgaria. A bordo, per raccogliere dati fondamentali per mettere a punto strategie di intervento, anche gli studiosi e i ricercatori dell’Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova, della Stazione Anton Dohrn di Napoli e dell’Università Politecnica delle Marche.

«Chiediamo al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti di prendere provvedimenti concreti - è l’appello di Greenpeace - e di chiedere modifiche alle direttive europee sui rifiuti per garantire una serie di misure in grado di arginare il fenomeno. Riciclare non basta, dobbiamo agire sulla produzione e cambiare il modo di vedere la plastica». 

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