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Venerdì, 19 Aprile 2024
mobilità Albaro / Corso Italia

La pista ciclabile in corso Italia divide i genovesi

C'è chi l'avrebbe voluta sul marciapiede, forse non pensando a tutte quelle volte in cui le piastrelle sono rese scivolose da salino e umidità; chi l'avrebbe voluta adiacente all'aiuola e chi critica l'eliminazione di una corsia per i veicoli a motore

«E perché qui, perché non lì...». «E non andava fatta così»: e giù critiche a non finire. È il 'mugugno' che conosciamo bene. Forse, e parlo da genovese, ogni tanto sarebbe il caso di aspettare qualche giorno prima di partire all'attacco. La prima delle tre nuove piste ciclabili sorta a Genova, quella fra piazza De Ferrari e Boccadasse, sta attirando una lunga serie di critiche. C'è addirittura chi si è pentito di avere firmato la petizione per avere #genovaciclabile.

Ma forse è un po' presto per esprimere giudizi così netti, no? Il sospetto è che chi lo fa, non abbia capito del tutto quello che sta succedendo in città. «Tutte queste novità rientrano nella visione che ha il Comune della città di Genova. Ci attendiamo la partecipazione dei cittadini con segnalazioni e proposte», aveva detto l'assessore Matteo Campora in occasione della presentazione di Smart Move, 40 misure per la mobilità sostenibile a Genova nell'emergenza sanitaria Covid-19.

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Eppure neanche il tempo di vedere tracciate le linee in corso Italia, che sui social e non solo si è scatenato il puttiferio. Inevitabile che una grossa novità come questa suscitasse reazioni, ma non sempre sembra esserci la conoscenza approfondita della questione. «L'intento è quello di non danneggiare il traffico delle auto», aveva spiegato Enrico Musso nei giorni scorsi. Ma l'impressione non sembra questa, guardando corso Italia, dove è sparita una corsia per i mezzi a motore in entrambe le direzioni.

Il fatto è che la rete ciclabile d'emergenza, come dice il suo stesso nome, è stata approntata in un momento particolare e per evitare l'aumento sconsiderato di auto sulle strade di Genova, dovuto anche al calo di passeggeri sui mezzi pubblici. Si chiama così perché è di rapida realizzazione in quanto prevede la predisposizione di sola segnaletica orizzontale e verticale.

Una delle critiche più frequenti alla ciclabile di corso Italia è che sia stata fatta in strada e non sul marciapiede. La spiegazione è molto semplice: l'intenzione innanzitutto è quella di non sottrarre spazio ai pedoni. Un conto sono le aree pedonali tipo il Porto Antico o via San Lorenzo dove a norma del Codice della strada le bici possono già andare. Un conto sono i marciapiedi dove le bici non possono circolare e che proprio in questo momento d'emergenza Covid-19 andrebbero al contrario allargati per favorire il distanziamento fra i pedoni. Farci passare anche le bici sarebbe andare nel senso contrario.

Un altro dubbio si riferisce al fatto se non sarebbe stato meglio fare le ciclabili sulla corsia di sinistra così da lasciare libero accesso ai posteggi e alle fermate degli autobus. La spiegazione di #genovaciclabile è che di norma si preferisce evitare la percorrenza a centro strada delle bici perché il ciclista non potrebbe accostare in sicurezza con le auto che procedono alla sua destra e a sinistra avrebbe la mezzeria. Inoltre i posteggi di corso Italia non hanno una rotazione così esasperata e il bus 31 non ha una frequenza così continua come ad esempio i bus di via XX Settembre.

Fino a qui abbiamo dato riscontro delle critiche. Ma non ci sono solo quelle. Per chiunque sia abituato ad andare in bicicletta a Genova, anche solo vedere comparire una corsia dedicata, per di più senza correre il rischio di essere abbattuti da automobilisti sbadati che aprono la portiera, è un sogno che diventa realtà. Le abitudini, come la ruggine, sono difficili da debellare, ma chissà, magari questa volta i genovesi sapranno cogliere l'occasione per fare stare meglio se stessi, gli altri e la loro città.

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