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Mare inquinato, fiumi sempre sotto accusa

Il 40 per cento dei prelievi effettuati dai biologi di Goletta Verde presenta ancora valori di inquinanti ben oltre i limiti consentiti dalla normativa

Il 40 per cento dei prelievi effettuati dai biologi di Goletta Verde presenta ancora valori di inquinanti ben oltre i limiti consentiti dalla normativa. Ancora una volta, insomma, vengono alla luce le storiche criticità sul fronte della depurazione, non più ammissibili in un territorio con una così forte vocazione turistica. Ventitré i campionamenti effettuati lungo i 345 chilometri di costa ligure, dei quali 8 risultati con giudizio di “fortemente inquinato” e 2 di “inquinato”. Acque avvelenate da scarichi non depurati adeguatamente che evidentemente provengono anche dalle aree interne e attraverso i fiumi si immettono a mare. A dimostrazione di ciò l’Unione Europea ha nuovamente avviato a fine marzo di quest’anno una procedura di infrazione sul trattamento delle acque reflue urbane che coinvolge anche nove agglomerati urbani liguri. Legambiente chiede alla Regione Liguria e agli enti territoriali, sia costieri che dell’entroterra, di intervenire con urgenza per risolvere e dare piena attuazione al sistema di depurazione dei reflui urbani.  

È questa la fotografia scattata da Goletta Verde, la celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che ha iniziato il suo tour 2014 proprio dalla Liguria. L’istantanea regionale sulle analisi dell’equipe tecnica di Legambiente è stata presentata questa mattina, in conferenza stampa nella sala Blu dell’Acquario di Genova, da Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde e Santo Grammatico, presidente Legambiente Liguria, alla presenza di Renata Briano, assessore all’Ambiente della Regione Liguria e Roberto Giovannetti, direttore dell’Arpal. L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è quello di individuare i punti critici di una regione, analizzando il carico batterico che arriva in mare. Anche nel caso della Liguria, dunque, l’attenzione è stata focalizzata soprattutto alle foci e in tratti “sospetti” segnalati dai cittadini, attraverso il servizio SOS Goletta (www.legambiente.it/sosgoletta). Legambiente, è bene ribadirlo, effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali. È evidente, però, che i punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi meritano un approfondimento da parte degli enti competenti.

Ecco nel dettaglio i risultati del monitoraggio scientifico di Goletta Verde (eseguiti il 10 e 11 giugno)

I prelievi e le analisi di Goletta Verde vengono eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente che anticipa il viaggio dell’imbarcazione. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e vengono determinati inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori.

Sei i campionamenti eseguiti in provincia di Genova, la metà dei quali risultati “fortemente inquinati” con cariche batteriche oltre quelle consentite dalla legge: alla foce del fiume Sturla, a Rapallo (presso la spiaggia libera di piazza Cavallini-Vittorio Veneto) e alla foce del Fiume Entella a Chiavari. Entro i limiti di legge i campionamenti eseguiti nei comuni di Bogliasco e Camogli e presso la spiaggia “ex Gruppo del Sale” di Chiavari.

Cinque i campionamenti effettuati dai tecnici in provincia di Imperia, dei quali tre con cariche batteriche oltre i limiti di legge. Fortemente inquinate le acque prelevate alla spiaggia in località Borgo Paradiso di Diano Marina. “Inquinate” quelle  nel comune di Taggia (foce torrente Argentina) e alla foce del fiume Roja a Ventimiglia. Entro i limiti la foce del torrente Impero, a Imperia e a Sanremo alla spiaggia dei Tre Ponti.

Dei sei punti analizzati in provincia di Savona la metà sono risultati “fortemente inquinato”. Si tratta dei campionamenti effettuati nel comune di Ceriale, alla spiaggia in corrispondenza del canale sul lungomare Diaz; Pietra Ligure, alla foce del torrente Maremola; a Savona, alla foce del fiume Lentimbro. Entro i limiti, invece, le analisi a Albenga (foce del fiume Centa); a Finale Ligure (foce del fiume Pora); a Vado Ligure (foce del torrente Quiliano).

Infine, in provincia della Spezia sono stati eseguiti sei campionamenti, di cui uno solo risultato con una carica batterica ben oltre i limiti e per questo giudicato “fortemente” inquinato: quello nel  comune di Lerici (località San Terenzo, alla foce del canale Lizzarello).Nessuna anomalia per le acque prelevate a Sarzana (località Marinella, alla foce del torrente Parmignola); a Deiva Marina, località Fornaci, alla spiaggia alla foce del Castagnola; a Riomaggiore, alla spiaggia della Fossola; a Lerici, presso località La Venere; a Ameglia (foce fiume Magra, località Bocca di Magra).

«Seppur lentamente – dichiara Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria – stiamo assistendo ad un miglioramento della qualità delle acque costiere nella nostra regione. Nei casi dove si è intervenuti adeguando la rete fognaria o rafforzando il sistema di depurazione i risultati sono stati evidenti. In questi ultimi anni abbiamo visto con piacere una accelerazione sulle politiche e i progetti che riguardano i nuovi depuratori, incalzati anche dalle infrazioni europee che hanno interessato il nostro paese e la Liguria. Sul fronte dell’informazione ai cittadini, la nostra regione però sembra essere ancora indietro. La vigente direttiva sulle acque di balneazione pone l’obbligo per i Comuni di divulgare l’informazione al pubblico, anche attraverso la predisposizione di cartellonistica in prossimità dei tratti di mare balneabili, riportando il giudizio degli ultimi quattro anni di prelievi (scarso, sufficiente, buono, eccellente). Eppure in tutti i 13 punti di prelievo considerati balneabili dal Portale Acque e da noi monitorati, non c’è traccia di queste informazioni».

Inoltre è del 31 marzo 2014 la nuova procedura di infrazione 2014/2059 - Attuazione della direttiva 1991/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane. Questa procedura da parte dell’Unione Europa è a carico degli agglomerati urbani che non si sono adeguati alla direttiva circa il corretto trattamento dei reflui urbani e arriva dopo ben due condanne a carico del nostro Paese. Nella nuova procedura di infrazione spiccano anche diversi agglomerati liguri: quello di Alassio (con 41.200 abitanti equivalenti), di Andora (38.100 a.e.), di Ceriale (29.400 a.e.), Laigueglia (15.300 a.e.), Lavagna (18.000 a.e.), Millesimo (5.492 a.e.), Pietra Ligure (45.200 a.e.), Riva Trigoso (11.000 a.e.) e Ventimiglia (43.000 a.e.). Questi agglomerati risultano non conformi all’art.4 in quanto non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario.

«Il nostro Paese vive un vero e proprio deficit depurativo – dice Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde-. Gli scarichi del 22% della popolazione non vengono correttamente depurati e rischiano di provocare l’inquinamento del mare, dei fiumi e dei laghi. È per questa battaglia di civiltà che il monitoraggio di Goletta Verde è incentrato proprio su tratti di mare interessati da fenomeni di inquinamento legati a mancata o insufficiente depurazione, come le spiagge in prossimità a foci di fiumi e canali. Anche l’Unione Europea punta il dito sulla inefficienza della depurazione in Italia: dopo aver condannato ben due volte il nostro Paese per non aver ottemperato alla direttiva sul trattamento delle acque reflue,  ha riaperto una nuova procedura di infrazione. Rischiamo anche in questo caso di pagare multe salatissime che graveranno su tutti i cittadini, soldi che potrebbero essere, invece, investiti sull’adeguamento dei depuratori. Ci auguriamo, quindi, che gli agglomerati liguri presenti nella nuova procedura di infrazione possano mettersi al lavoro per sanare le irregolarità e non gravare economicamente e ambientalmente su una regione che scommette su un turismo di qualità e di eccellenza».

Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del COOU. L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno in Liguria il COOU ha raccolto 3.314 tonnellate di olio usato: 1.828 in provincia di Genova, 687 a Savona, 477 a La Spezia e 323 a Imperia.

LEGENDA
Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) i giudizi si esprimono sulla base dello schema seguente:

INQUINATO = Enterococchi intestinali maggiori di 200 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli maggiori di 500 UFC/100ml

FORTEMENTE INQUINATO = Enterococchi intestinali maggiori di 400 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli maggiori di 1000 UFC/100 ml

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