"Stabile Precariato", sogni e precarietà al Teatro dell'Archivolto
La Camera del Lavoro di Genova ha deciso di promuovere il progetto “Stabile Precariato”, spettacolo teatrale – ad ingresso libero - realizzato da Carlo Albè, scrittore indipendente e lavoratore precario in un call center.
L’appuntamento è fissato per le ore 18 di giovedì 26 novembre presso il teatro dell’Archivolto (Foyer) in Piazza Modena 3, dove lo spettacolo sarà preceduto da un brevissimo dibattito organizzato dalla Camera del Lavoro, da Nidil Cgil e Slc CGIL al quale parteciperanno l’autore, Elena Bruzzese Segretaria Cgil Genova, Claudio Treves Segretario Generale Nidil CGIL e Riccardo Saccone Segretario SLC CGIL.
La Cgil ha deciso di sostenere questo progetto perché racconta delle situazioni lavorative che il sindacato denuncia da tempo e per far emergere le disfunzioni del mondo del lavoro di oggi. L’obiettivo di questa serata è quello di raccontare la realtà con mezzi diversi dal linguaggio sindacale per accendere i riflettori sul dramma del precariato.
Stabile precariato, tratto dall’omonimo romanzo di Albè, è la piccola storia ignobile di Vittorio, un ragazzo che vive solo all’estrema periferia di una grande città del nord. È una lettera scritta a Lorenzo, il migliore amico di sempre migrato a Berlino in cerca di fortuna, è una confessione in piena regola di tutto quello che gli è capitato nell’ultimo anno di vita, la dolorosa decisione di vuotare il sacco. Raccontare tutto quello che la vita ha mancato di offrirgli: la felicità, le soddisfazioni professionali, la sicurezza di poter arrivare tranquillo alla fine del mese, l’amore di una donna.
Stabile precariato è una cascata di pensieri tremendamente reali, come la disoccupazione, l’affitto da pagare, i lavoretti saltuari e i colloqui allucinanti, fino all’approdo alla Lapsus, un noto call center dove potrebbe valere la citazione dantesca “Lasciate ogni speranza voi che entrate”. Il luogo delle domande senza impulso, dove tutto, umiliazioni comprese, scivola via senza lasciare il segno, perché una volta grattato il fondo si trova anche la forza di vedere quello che c’è sotto. Stabile precariato è quello che tanti giovani non vorrebbero mai vivere. Lo spettacolo è arricchito dalla musica folk di Marco Carboni alla chitarra e Virginia Sutera al violino.