L'Orlando Furioso di Stefano Accorsi e Marco Baliani
Cinque giorni in compagnia di Stefano Accorsi e Marco Baliani (nella foto di Alessandro Moggi) al Teatro della Corte. Da martedì 11 a domenica 16 febbraio i due attoria sono i protagonisti di questa nuova lettura dell’Orlando furioso. L’impostazione dello spettacolo è una rispettosa rivisitazione del capolavoro di Ludovico Ariosto, caratterizzato dal piacere di giocare con la dimensione ludica presente ovunque nelle rime delle sue ottave e con i due attori sempre in scena che cambiano continuamente modi e toni del parlare: ora narrando, ora monologando e ora dialogando.
Come in una giostra sui cavalli dalla quale Accorsi e Baliani salgono e scendono senza posa, Giocando con Orlando mette in scena gli amori e i duelli che continuamente uniscono e dividono i cavalieri paladini di Carlo Magno e i maomettani del Saladino, i quali si scontrano e si scornano, tradiscono e infuriano, girano in tondo: ora apparendo e ora scomparendo, secondo un girovagare ciclico, rotondo, fiabesco dove le storie principiano a girare guidate dalla musica delle parole in rima e di colpo si interrompono, si perdono, restano sospese, in attesa del prossimo giro, ritrovando il bandolo perduto, riprendendo il filo del racconto. A salire sulla giostra dello spettacolo sono dapprima Angelica e Orlando, poi Bradamante e Ruggero: coppie di amanti in fuga e in continuo inseguimento. Ogni giro di giostra porta avanti un pezzo della loro storia per poi lasciare la prossima rotazione all’altra coppia. La posta in gioco è l’amare e l’amore. Amore braccato, tradito, sbagliato. Amore amato, dimenticato, sempre ostacolato, finchè di rosso si tinge la giostra per l’amore infuriato di Orlando da gelosia posseduto.
In questo girotondo dell’amore, della guerra e della vita, Accorsi è il cavalier narrante che tiene le fila dei tanti percorsi, incarnando in mutevole trasformismo tutti i personaggi, giostrando con sentimenti e passioni, risa, furia e pianto in ciel volando tra delusione e incanto, mentre Baliani ha soprattutto il ruolo di un folletto saltellante che commenta, insinua, interrompe, suggerisce e spiazza, entrando e uscendo dalla tessitura del racconto, girando in tondo come un jolly errabondo. «Giocando con Orlando - dice Baliani - sorprenderà lo spettatore, che, dopo esser stato condotto al campo da gioco, alla giostra e alla helzapoppiniana baraonda, si troverà all’improvviso di fronte a qualcosa di antico, i sentimenti, avrà appena il tempo per sentirli e provare qualcosa che assomiglia alla nostalgia, per poi essere trascinato di nuovo sulle montagne russe dell’Ippogrifo volante o dell’Orca ruggente».