Voyages: la mostra di Sergio Frediani
Si inaugura alle Raccolte Frugone, grazie al contributo e alla collaborazione dell'Associazione Culturale Amici di Sergio Fedriani, architetto e illustratore, un'insolita sua mostra che è un percorso in cui circa 50 dipinti, relativi ai viaggi di Fedriani, conducono a “visitare” alcuni luoghi in cui hanno lavorato gli artisti di fine Ottocento.
La vita artistica di Sergio Fedriani (Genova , 1949-2006) è stata varia: ai suoi esordi, a metà anni Settanta, quando ancora esercitava la professione di architetto, Fedriani si esprimeva con disegni a china, composizioni perlopiù incentrate su figure femminili un po' languide, costruite con segno incisorio, a tratteggi semplici e variamente incrociati, di ascendenze in parte picassiane.
Autodidatta nel disegno, Sergio era però un vorace consumatore di immagini: da quelle del passato, cui lo avevano introdotto gli studi classici, a quelle del suo presente, cui si accostava con entusiasmo grazie alle riviste, al cinema, nelle gallerie d'arte. Quando fu coinvolto in disparate avventure editoriali e gli furono chiesti interventi grafici illustrativi in varie direzioni, emersero nuove sue sorprendenti caratteristiche, a cominciare dal senso dell'umorismo. Capace – facendo tesoro della finezza espressiva di Edward Gorey non meno che della provocatorietà inventiva di Roland Topor, due amati maestri del tratto incrociato e del distinto humour – di condensare in immagini di elegante composizione altrettanti folgoranti cortocircuiti mentali e visivi, di rivelarsi un umorista, e dei più fini.
Attratto dall'incisione calcografica, aveva preso a sperimentare acquaforte, puntasecca, acquatinta, perfino maniera nera, linoleografia, ceramolle. E questo lo riportava allo studio dei grandi incisori del passato, da Dürer e Carracci a Rembrandt e Piranesi, da Whistler a Corot, Klinger, Morandi... Nel 1980, presso la Galleria Ferro di Genova, espose nella mostra intitolata En plein air una memorabile articolata serie di acqueforti-acquetinte, su lastre multiple e in composizioni complesse, dedicate al paesaggismo italiano, in specie toscano, dell'Ottocento – un omaggio ai Macchiaioli e al prediletto Fattori. Da qui, un suo accosto successivamente sempre più intenso alla pittura. Mentre infatti, anche per incoraggiamento dell'amico Lele Luzzati, si esibiva regolarmente nell'illustrazione editoriale, Fedriani dava sfogo al piacere della ricerca cimentandosi nella realizzazione di estemporanei monotipi, di gioiosa e intensa immediatezza cromatica, e pure in qualche acrilico su tela, tecnica che riprenderà con esiti felici in particolare dai tardi Anni Novanta, con sognanti soggetti marinari. E intanto, a rimarcare la sua continua attenzione nei confronti dei maestri del passato, nel 1996 aveva dedicato un altro affettuoso ciclo di opere, esposte a Genova alla Galleria Il Vicolo, a La barba di Monet.
Ancora Luzzati non fu estraneo alle esperienze scenografiche teatrali di Fedriani, dove omaggiare la cifra di un comune maestro del Novecento, Sergio Tofano. Ma ciò che maggiormente doveva caratterizzare la carriera dell'artista, almeno agli occhi del grande pubblico, fu la tecnica liquida e sospesa dell'acquerello assai vicino all'artista belga Michel Folon. Anzi, se ciò da una parte gli assicurò larga fama presso il pubblico più vasto, viceversa lo impicciò un poco presso gli specialisti, che trovavano tra i due troppe somiglianze.
Ma il suo spirito genuinamente contemplativo aveva bisogno di altri sfoghi. Il suo amore per i colori della natura e per l'armonico comporsi degli elementi di ogni paesaggio, non meno che la sua passione per la grande arte del passato, lo sospingevano verso l'impressione di viaggio. Durante il giorno prendeva appunti veloci sul suo inseparabile taccuino; nei momenti di sosta realizzava le cartoline da mandare agli amici, divenute deliziosi oggetti di collezione; e, rientrato, rielaborava con calma e in formato più grande l'idea fissata in quel primo momento.
Oggi, i Musei di Nervi accolgono alcune di quelle vive immagini nelle sale delle Raccolte Frugone, mettendole a colloquio con opere di artisti particolarmente cari a Fedriani, a cominciare dal suo amatissimo Segantini, per terminare coi Macchiaioli e con Boldini.
La mostra permette di restituire al pubblico un lato meno noto di un artista e, al contempo, consente ai visitatori di apprezzare le finezze, i virtuosismi e la qualità altissima della ricerca di grandi artisti italiani e stranieri conservati alle Raccolte Frugone, ma, soprattutto, di immergersi nelle suggestioni di paesi e città lontani nel tempo e nei luoghi attraverso speciali sguardi d’arte.
La piena felicità – cromatica, compositiva, tecnica – degli acquerelli di Fedriani parla da sola. L'Associazione Culturale Sergio Fedriani è contenta di aver riaperto questa ideale valigia di Sergio per offrirne godimento condiviso a tanti nuovi visitatori, nuovi compagni di viaggio.
Nel catalogo, saggi di Ferruccio Giromini, Maria Flora Giubilei ed Enrico Pedemonte, compagno, in molti viaggi, di Sergio Fedriani, divertente “generatore di armonia”.