"Misericordia" di Emma Dante al teatro Modena
«Un atto unico di un’ora che smuove e commuove la coscienza perché realizza il più classico e spiazzante dei paradossi: è un inno alla vita che sboccia e dà luce nel buio della miseria, un’ode intima alla donna e alla sua capacità generativa al di là del dato biologico, una fabbrica d’amore»: con queste parole il critico Michele Sciancalepore presenta "Misericordia", il nuovo capitolo del lungo, dolente, dolcissimo racconto teatrale di Emma Dante, in scena al teatro Modena dall'8 al 10 giugno.
Un racconto fatto di tanti frammenti di vita, di poesia, di amarezze e gioie. Ancora una storia familiare, come lo è "Le sorelle Macaluso", spettacolo diventato magistralmente film; o come era la sua iniziale "Trilogia", quei tre lavori – mPalermu, Vita mia e Carnezzeria – che fecero scoprire Emma Dante in Italia e in Europa. Oggi, artista ormai consapevole e riconosciuta, anche grazie alle sue regie nei teatri d’Opera, Dante non smette di investigare la famiglia, le dinamiche relazionali, gli affetti conquistati e perduti. Nella marginalità, nella miseria, nelle periferie del mondo e dell’animo c’è spazio per la grazia e la gioia.
Scrive la regista: «Tre puttane e un ragazzo menomato vivono in un monovano lercio e miserevole. Durante il giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciallette, al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti. Arturo non sta mai fermo, è un picciutteddu ipercinetico. Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa… Nonostante l’inferno di un degrado terribile, Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro. Arturo, il pezzo di legno, accudito da tre madri, diventa bambino. Misericordia è una favola contemporanea. Racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine».