Il Machia è il Borgia: incontro con Claudio Papini
Lunedì 23 ottobre alle ore 17 è prevista una discussione intorno ai volumi “Il segretario e il suo doppio” e “Ritornare a Machiavelli” di Claudio Papini, De Ferrari Editore.
Appuntamento presso la sede della Fondazione De Ferrari, in piazza Dante 9/18.
"Il segretario e il suo doppio"
Con questo libro Claudio Papini, riprendendo alcuni sentieri già tracciati da Jacob Burckhardt, ha inteso approfondirli, tenendo conto del fatto che il contesto attuale della nostra sciagurata penisola è intessuto di una rinnovata temperie “secentista” (e non solo). Se “buonismo ipocrita” e “autolesionismo antinazionale”, sostenuti e avvalorati dall’incontro delle due regioni peninsulari in crisi, la fanno da padroni, segnalando che stiamo vivendo una stagione di autentico rimbecillimento nazionale, le possibili vie per uscire da questo orizzonte incredibile e tuttavia vero, possono e debbono essere ricercate nella riscoperta di quelle scelte mancate che in altri tempi furono intraviste e non trovarono purtroppo quelle felici circostanze che, essendo concomitanti, avrebbero forse dato, appunto, a quelle scelte, esito felice di risoluzione civilmente fattuale, irrobustendo, in prospettiva, il futuro risorgimento nazionale.
"Ritornare a Machiavelli"
Nel 1513, cinquecento anni fa, a partire dal mese di agosto fino a dicembre (ma alcuni critici pensano che la composizione dell’opera sia durata anche per alcune settimane di gennaio del 1514), Niccolò Machiavelli ha scritto il suo trattato più trasgressivo sotto il profilo etico, e, proprio per questo più noto (De Principatibus, che va sotto il nome de Il Principe). Senza voler ridimensionare la fama grandissima di questa celebre opera, indipendentemente dall’occasione del cinquecentenario (peraltro piuttosto sotto tono, ed è questo un problema che deve essere posto in relazione alla profonda miseria dell’ideologia italiana, figlia dell’eterno dopoguerra), è all’opera completa di questo autore, un vero e proprio classico della letteratura e della riflessione politica italiana, alla quale ci si può ancora rivolgere per intendere il presente che ci affligge e che, tuttavia, ci riserva anche delle possibilità positive in sede di teoria, così come per quanto riguarda quell’orientamento politico vero e proprio, che se esiste, va sempre ben oltre l’orizzonte litigioso delle fazioni di stampo parlamentare ed extraparlamentare. Dalla fine della seconda guerra mondiale, a causa della rilevante disfatta che l’Italia ha subito in tale conflitto, sembra che nonostante rari sussulti di buona volontà da parte di taluni, le lacerazioni della guerra e del dopoguerra non si siano mai veramente sanate. Per quanto molta acqua sia passata sotto i ponti (in 68 lunghi anni), la dannata fragilità di questo paese, bello e sciagurato, insiste oltre il dovuto in una maniera assolutamente irragionevole, anche se la crisi economica in atto rende,purtroppo, comprensibili molti tratti che agitano la vita politica che non riesce più a pensare in grande, nemmeno sui mutamenti costituzionali che si rendono da parecchio tempo necessari.
Tuttavia la salvezza di una nazione e di una patria non può fondarsi da parte dei cittadini solo sulla generosità e sulla comprensione nei confronti dei reiterati scontri fra gli scalpitanti inquilini del Parlamento, la cui cosiddetta centralità costituzionale, appare sempre più di nocumento al paese tutto. Leggiamo Machiavelli, che ebbe a vivere in tempi difficilissimi, per ritrovare quel senso classico della politica che ci è sfuggito e che rischia, con la sua mancanza, di privarci di un possibile, migliore avvenire.