Hospitale: la mostra collettiva
La mostra collettiva "Hospitale" è il risultato di una intuizione elementare e molto antica, seppur attualissima: nel momento del bisogno, del deperimento e della malattia, il corpo umano necessita di attenzioni che vanno ben oltre il trattamento di sintomi, il puro e semplice tappare le falle. Occorre curare l'uomo per intero, prendersi cura della sua corporeità non come insieme di eterogenei brandelli di carne né tantomeno come "macchina vivente" a cui occorrono riparazioni, bensì come un tutt'uno, anche secondo la visione di diversi popoli e culture tradizionali: una unione indivisibile di organi sinergici, un individuo non ulteriormente riducibile di cui partecipano sia il fisico che, parimenti, la psiche.
I membri di F28 si esprimono attraverso i media dell'arte visiva attorno al tema del "ricovero", in senso sia antico che moderno; dall'Ospitale medievale come luogo di accoglienza e di risanamento in senso lato che rappresentava, per il corpo, ciò che la Chiesa rappresentava per l'anima, sino alla concezione contemporanea di struttura ospedaliera dalla fredda e protocollare efficienza, con le sue inevitabili diseconomie e contraddizioni. La collettiva ha l'ambizione esplorare a fondo ogni "nuance" di questa sfaccettata tematica: la sanità come istituzione, la maternità, il pellegrinaggio, le architetture ospedaliere, la memoria storica ecc.
Emerge, dalle opere proposte, anche una affascinante consonanza di intenti artistici, un comun sentire espressivo. Da sempre gli artisti condividono una visione: tendono a visualizzare la storia dell'arte e della civiltà in termini "medici", persino clinici, in termini di salute e malattia, di affezione e guarigione, di farmaco e di veleno ecc. Gli artisti sono dei "guaritori secolari", personalità la cui coscienza prende di petto gli eccessi della propria epoca per correggerne almeno in parte la portata nociva. Percepiscono appunto la smodatezza della dose (che, secondo un celebre detto di Paracelso, fa il veleno) e si preoccupano di bilanciarla: si passa così da un'epoca artistica in cui predomina la forma ad una in cui è determinante il concetto, da una di austero minimalismo ad una di estenuante vivacità ornamentale e così via.
Lo stesso si dica per la storia delle strutture sanitarie e d'accoglienza, in tutti i loro multiformi trascorsi sia esemplarmente positivi che tragicamente mal riusciti: i lavori proposti, con il chiaro intento di proporre una riflessione "sanatrice" dei contrasti concettuali tra presente e passato, ne danno un'approfondita ed esauriente rappresentazione.