L'"Eracle" di Euripide al Duse
L’appuntamento annuale con l’esercitazione sui classici, affidata ai giovani attori che frequentano il Master della Scuola di Recitazione del Teatro Stabile “Mariangela Melato”, è con l’Eracle di Euripide.
Presentando il lavoro, il regista e pedagogo Massimo Mesciulam ha spiegato come « Le Esercitazioni hanno offerto l’occasione di affrontare testi celebri ignorando il peso della reputazione e sacralizzazione; un’esplorazione con sguardo innocente prodotta dal duplice e sinergico scopo di approfondire la formazione di giovani attori e attrici e di creare uno spettacolo». Una bella sfida, dunque, che i giovani attori e attrici hanno accettato con entusiasmo. La tragedia, presentata nel 416 a.C, ha non pochi elementi di complessità. Come scrisse il noto grecista Umberto Albini: «Eracle si colloca sempre tra i combattenti più fieri. Ha la tempra di un invincibile, anche quando la sorte lo ferisce o lo abbatte. A maggior ragione il ritratto di uomo piagato e affranto che ne dà Euripide nel finale della tragedia omonima risulta sorprendente. Non è il campione della forza, il possente lottatore, ma un essere frastornato: un protagonista intristito, ripiegato su di sé e privo di ogni ardire, prigioniero dei propri sensi di colpa, piombato nello sconforto. Quell’Eracle pare prefigurare certi antieroi e vinti della moderna letteratura teatrale». Aggiunge Mesciulan: «Cercheremo di esplorare un mondo lontano, linguisticamente e di conseguenza antropologicamente. Un mondo in cui i personaggi raccontano e simultaneamente vivono per la prima volta le loro esperienze e vicissitudini: i loro scontri sono pubblici, vivono e allo stesso tempo interpellano il mondo (il pubblico) perennemente spettatore e virtualmente attore della loro storia.
In questo senso il testo di Euripide è stato a livello drammaturgico ulteriormente “coralizzato”, individuando nella funzione del Coro l’essenza della tragedia».
Nate negli anni Novanta come lavoro “aperto al pubblico” della Scuola di Recitazione, le “Esercitazioni” sui classici hanno assunto un’esplicita valenza laboratoriale, sino a diventare componente significativa del lavoro produttivo del Teatro Stabile di Genova.