Il "Don Carlo" di Verdi al Carlo Felice
Un altro grande appuntamento con l'opera a Genova: dal 21 aprile al 2 maggio al teatro Carlo Felice va in scena il "Don Carlo" di Verdi.
Forse in nessun’altra opera come in Don Carlo Verdi ha concentrato tutti i temi portanti del suo teatro musicale: il potere, con i suoi onori e oneri, l’amore contrastato, al punto da essere un amore impossibile, il conflitto tra il mondo dei padri e quello dei figli, il popolo oppresso che rivendica la propria libertà. E una questione delicatissima tanto nell’epoca in cui è ambientato il libretto (l’Europa della seconda metà del Cinquecento) quanto in quella contemporanea a Verdi: la ragion di stato contro quella dell’altare – da una parte l’Impero, insomma, e dall’altra la Chiesa. Filippo II, potentissimo re di Spagna, sposa in seconde nozze Elisabetta di Valois, per rinsaldare i rapporti del suo paese con la Francia. Ma Elisabetta era promessa al figlio di Filippo, Carlo, e continuerà ad amare il giovane, ardentemente ricambiata, di un amore che non può essere vissuto. La situazione genera un conflitto fortissimo, lacerante, tra il padre e il figlio, acuito dalle posizioni politiche di Carlo, Infante illuminato schierato dalla parte del popolo. Filippo arriva persino a progettare l’eliminazione fisica del figlio, con l’avvallo del Grande Inquisitore, figura inquietante già nell’aspetto fisico (cieco e nonagenario), degna di un graphic novel dalle atmosfere gotiche. Una vicenda tesa, come fatti che si susseguono e come dinamiche psicologiche in atto, dalla prima all’ultima scena. E con anche, alla fine, un tocco di sovrannaturale.
In una partitura in cui l’orchestra è protagonista non meno dei cantanti (e che, da questo punto di vista, apre la strada all’ultimo stile verdiano), i momenti memorabili, teatralmente e musicalmente, non si contano: “Ella giammai m’amò”, soliloquio in cui Filippo II da re diventa uomo come tutti nel momento in cui si rende conto di essere vecchio, solo e non amato dalla moglie; il dialogo tra Filippo e il Grande Inquisitore, incontro-scontro tra due bassi il cui colore scuro (e oscuro) è trattato da Verdi come l’incarnazione vocale delle rispettive autorevolezze; il duetto finale tra Carlo ed Elisabetta, mistico e visionario, in cui i due protagonisti si rendono conto che solo nell’immaginazione possono realizzare i desideri che la realtà nega loro. Un’opera potente, fiera, e, al tempo stesso, toccante e commovente: le emozioni del melodramma al loro apice.
Tratto dal dramma di Schiller Don Carlos, Infante di Spagna, il Don Carlo di Verdi debuttò all’Opéra di Parigi (in lingua francese) nel 1867 e fu poi sottoposto dall’autore a numerose revisioni in vista delle riprese italiane (Milano, Scala, 1884; Modena, Teatro Comunale, 1886). Al Carlo Felice va in scena in un allestimento in coproduzione con il Teatro Regio di Parma affidato al regista, poeta, traduttore e drammaturgo Cesare Lievi.
Lo spettacolo andrà in scena il 21 aprile, il 26 aprile, il 30 aprile e il 2 maggio.