Scrittura ed emigrazione: l'esperienza del premio Nobel Czeslaw Milosz
Si apre mercoledì 25 novembre 2015 al Mueoteatro della Commenda di Prè il ciclo di incontri "Altre vite: sette discori sulla scrittura e l'emigrazione" curato da Laura Quercioli Mincer e Alberto Rizzerio e promosso dall'Università degli Studi di Genova, il Dipartimento di Lingue e Culture Moderne, il Centro culturale Primo Levi, l'Associazione Movementi, l'Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni, la Cooperativa Solidarietà e Lavoro, con il patrocinio del Ministero Istruzione, Università e Ricerca Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria e l'accreditamento dell'Ordine Assistenti Sociali della Liguria.
La dolorosa e umiliante esperienza dello sradicamento, la possibilità di un riscatto, la lingua, l'amore e la nostalgia, l'integrazione, la paura e la speranza sono i temi scelti per raccontare il complesso e spesso conflittuale rapporto dello scrittore con la lingua materna e il paese di origine, con la lingua e la cultura del paese ospitante.
Gli autori di cui si parlerà (polacchi, russi, irakeni, italiani, iraniani e libanesi, emigrati ? per sempre o per un periodo della loro vita ? negli Stati Uniti, in Israele, in Italia, in Francia e in Brasile) hanno certo esperienze meno desolanti e drammatiche di quelle delle decine di migliaia di persone in fuga dalla guerra, dalla tortura e dalla fame, di cui sono ormai da tempo piene le nostre cronache. Le loro riflessioni però, seppure, come nel primo incontro, ci arrivano dalla prestigiosa cattedra di una grande università statunitense, ci aprono una finestra sulle esperienze di vite diverse, sulla profondità del rimpianto, sulla difficoltà – e sul desiderio ? di aderire a nuovi universi culturali. Costituiscono un ponte indispensabile fra “noi” e “loro”.
Il primo incontro è dedicato a Czes?aw Mi?osz (Šeteniai, Lituania, 1911- Cracovia, 2004), premio Nobel per la letteratura nel 1980, una delle figure più rappresentative della Polonia del secolo scorso. Già addetto culturale dell’Ambasciata Polacca, agli inizi degli anni Cinquanta Mi?osz chiede asilo politico in Francia, e quindi negli Stati Uniti. In questo paese, fra l’altro, si dedica in maniera infaticabile alla traduzione della letteratura polacca, e contribuisce in maniera determinante alla sua diffusione, prima nel paese di accoglienza e quindi in Europa. Per lunghi decenni Czes?aw Mi?osz rappresenta la coscienza politica e critica della Polonia, è il suo mentore in esilio. Torna definitivamente in Polonia nel 1993, quattro anni dopo il ritorno del paese nel novero delle nazioni democratiche.
Nel documentario diretto dal suo biografo Andrzej Franaszek, che verrà mostrato mercoledì fra le prime volte in Italia, Milosz parla non solo del periodo del suo esilio ma vengono qui svelati dettagli prima poco noti della sua biografia, in stridente contrasto con la sua immagine olimpica, di scrittore-filosofo: un tentato suicidio, la schizofrenia del figlio, la depressione.