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Genova insolita e segreta, i nasi mozzati di palazzo Lercari Parodi

Il genovese Domenico (Domenegollo, da cui Megollo) Lercari è una figura storica del primo Trecento con una vita dai risvolti leggendari, quasi da film

Per quanto un genovese pretenda di conoscere la propria città, ci sono sempre degli angoli nascosti, meno noti, da scoprire. È in questa direzione che va la guida Genova insolita e segreta di William Dello Russo, edita da Jonglez. Da qui alle prossime settimane vi racconteremo di cinque luoghi insoliti e segreti. Questa è la seconda puntata, dedicata ai nasi mozzati di palazzo Lercari Parodi.

Sul portale del palazzo di Franco Lercari, fatto erigere nel 1571-78 all'inizio di Strada Nuova, due telamoni dai connotati orientali hanno stranamente il naso tranciato. Non è un caso: con questa trovata, lo scultore Taddeo Carlone volle rievocare la leggenda di Megollo Lercari, antenato del committente dell'edificio.

Il genovese Domenico (Domenegollo, da cui Megollo) Lercari è una figura storica del primo Trecento con una vita dai risvolti leggendari, quasi da film. La sua biografia è praticamente sconosciuta, eppure la figura del 'Gran Megollo' è il campione dell'indipendenza genovese, al punto che, anche a distanza di secoli, gli sono state dedicate opere d'arte.

Proveniente da un'antica famiglia guelfa, la sua vicenda è stata narrata con tinte fosche solo alla fine del Quattrocento dal genovese Bartolomeo Senarega in una lettera indirizzata all'umanista Giovanni Pontano. Mercante e pirata a Pera, emporio genovese sul Bosforo, e a Trebisonda, altro snodo commerciale sul Mar Nero molto ambito da genovesi e veneziani, Megollo divenne in breve uomo di fiducia dell'imperatore bizantino Alessio II dopo essersi stabilito a Trebisonda.

I rapporti erano però destinati a capovolgersi. Pare che durante una partita a scacchi l'imperatore non abbia preso le sue parti contro un certo Andronico, suo cortigiano. La narrazione qui si infervora, dal momento che Megollo, rientrato in patria e armatosi pesantemente, pare sia tornato sul Mar Nero pronto a vendicarsi delle offese.

La vendetta fu atroce: seguendo un'usanza tipicamente bizantina, nasi e orecchie dei vinti finivano direttamente in salamoia in appositi vasi. L'epilogo fu favorevole ai genovesi: atterrito da questi macabri doni, Alessio II, per ripagare Megollo di aver risparmiato Andronico e i suoi due figli, acconsentì alla costruzione di un fondaco dotato di ampi privilegi.

Storia e leggenda si mescolano indissolubilmente: è sicuro, invece, che dopo questi eventi Megollo si dedicò al commercio del mastice, un materiale prodotto in particolare nell'isola di Chio, all'epoca genovese anch'essa.

Fonte: guida 'Genova insolita e segreta' di William Dello Russo, edita da Jonglez, disponibile in tutte le librerie e online.

I nasi mozzati di palazzo Lercari Parodi

Palazzo Lercari Parodi
Via Garibaldi 3
Atrio accessibile in orari di ufficio; interni visitabili durante i Rolli Days.

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