Balmorhea da Austin e Martyn Heyne da Amburgo live all'Altrove
Giovedì 29 marzo 2018 bis di artisti di fama internazionale all'Altrove: da Austin arrivano i Balmorhea, e a suonare con loro sarà il chitarrista Martyn Heyne.
Tornano a Genova ad otto anni dall'ultima volta per presentare il loro nuovo disco Clear Language, il sesto e il primo dal 2012, i paladini del post rock a tinte folk, tra lunghi strumentali e cantati sussurrati. In tour con loro il chitarrista tedesco Martyn Heyne, già nelle fila degli Efterklang, anche lui appena uscito su 7Klassik la sottoetichetta di classica contemporanea della mitica K7.
I Balmorhea sono un sestetto di Austin, Texas, fondato da Rob Lowe e Michael Muller nel 2006.
La band prende il nome da un piccolo paesino del Texas e proprio come il suo moniker la musica della formazione riflette motivi e immagini del sudovest americano: il folklore texano, i paesaggi montuosi, la solitudine, la natura e la notte, in un sound strumentale, elegante e suggestivo che spazia dal folk, al post-rock, all'avanguardia.
Durante gli anni il gruppo ha accolto nuovi membri, tra cui una sezione d'archi e percussioni, che hanno contribuito a rendere la musica dei Balmorhea concisa e complessa al tempo stesso, arricchendo ulteriormente lo spettro sonoro della band.
In tutto 6 album in studio, l'ultimo, Clear Language, uscito sempre per l'etichetta Western Vinyl (Peter Broderick, Dirty Projectors, Kaitlyn Aurelia Smith), continua a muoversi con la loro musica tra i binari minimal di un rock da camera che fa della sottrazione uno dei suoi elementi principali.
Certamente post da tutti i punti di vista, che sia rock o meno poco importa, i texani si librano in quel piano continuo che unisce la (post) modern classical e gli esperimenti post-rock dei Bark Psychosis di "Hex".
La pulizia dei suoni - come si evince dal titolo stesso - emerge prepotentemente e rappresenta quasi una sorta di manifesto contro il caos dei mille rumori e delle mille voci urlate della società contemporanea.
Lasciata alle spalle ogni tensione, il nuovo "Clear Language" si muove tra sintetizzatore, pianoforte, vibrafono, archi e chitarra con un ancor più scarnificato approccio minimal capace - anche per questo - di pennellare paesaggi onirici tramite brevi loop di synth e strumentazione acustica.
I Balmorhea si confermano capaci di ricreare sonorità di fascino e semplicità.
Né rabbia né spigolosità: il loro viaggio è estraniazione, sogni a occhi aperti, unico modo di fuga da una realtà che ci sovrasta quotidianamente con il suo caos.