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Fase 2, dal 18 maggio si riparte. Ma i commercianti protestano: «Così non apriamo»

I titolari delle attività commerciali puntano il dito contro la difficoltà a rispettare le norme di sicurezza imposte per la riapertura. Presidio venerdì mattina sotto la Regione

Si avvicina il 18 maggio, e le attività commerciali in Liguria si preparano a riaprire così come desiderato anche dal presidente della Regione, Giovanni Toti, uno dei governatori che più hanno insistito con il governo per avere autonomia e aprire da lunedì a prescindere dalle decisioni a livello nazionale. 

Per molti titolari di attività, però, la riapertura potrebbe rappresentare una condanna anche peggiore della chiusura forzata scattata a inizio marzo: troppo rigide le regole che consentirebbero di tirare su la serranda, e i costi di gestione supererebbero di gran lunga i ricavi. 

A Genova è stata l’associazione Commercianti 3.0 a farsi carico delle problematiche della categoria. A inizio maggio Fabrizio Paravidino, portavoce del gruppo nato a gennaio proprio per rilanciare il commercio, aveva avviato la “protesta delle chiavi”, con i negozianti di vie come via San Vincenzo, via Galata e via Sestri che hanno simbolicamente restituito le chiavi dell’attività in segno di protesta. Venerdì mattina è stato quindi organizzato un presidio sotto la Regione, a De Ferrari, per chiedere supporto concreto, e da parte del governatore ligure Giovanni Toti è arrivata la promessa di un incontro ufficiale la settimana prossima.

Lo scarto tra costi e ricavi preoccupa anche nelle riviere, dove l’economia è supportata in primis dal turismo e da tutte quelle attività (alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari e discoteche) che o non possono aprire, come nel caso delle discoteche, o aprirebbero consci del fatto che, con la chiusura delle regioni, la loro principiale fonte di reddito, i turisti, non potrebbero arrivare.

«Se loro non aprono non ci sarà turismo - è il commento dell'assessore regionale al Lavoro, Gianni Berrino - Se loro non aprono non ci sarà lavoro. Se loro non aprono la Liguria muore. Chiedono solo di poter lavorare. Di poter dare lavoro e di poter far passare piacevoli momenti ai liguri e ai turisti! Con le linee guida nazionali di oggi, questo non è’ possibile. Spero che le Regioni possano derogare. Sempre nel rispetto della salute pubblica. Però le aziende non possono morire»

Anche i ristoratori, costretti a tutta una serie di accortezze per aprire al pubblico, si trovano in questi giorni a fare i conti con le difficoltà legate al protocollo dell'Inail per la riapertura: dal distanziamento tra i tavoli all’installazione delle pareti di plexiglass passando per sanificazioni e aggiornamento dei menù in digitale, per molte attività la riapertura equivarrebbe a un costante flusso di spese che non verrebbero ammortizzate dai guadagni. E alcuni pensano a non riaprire e ad attendere una ripartenza più libera.

«Adesso si innescherà la lamentela delle Regioni contro il governo - è lo sfogo di Matteo Zedda, presidente del Civ di Sarzano Sant’Agostino e titolare di una pizzeria e di un ristorante - Il primo giugno avremmo riaperto con meno restrizioni, non era tanto da pressare per il 18, ma chiedere aiuti economici concreti per arrivare al primo giugno».

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