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Peste suina, si allarga la zona rossa: sei comuni coinvolti

Il governo vuole comprendere nell'area con maggiori restrizioni anche Fascia, Gorreto, Propata e Rondanina in provincia di Genova, Giusvalla e Dego in provincia di Savona

Altri sei comuni potrebbero presto rientrare nella 'zona rossa' della peste suina in Liguria. Il ministero della Salute vuole infatti comprendere nell'area con misure più restrittive anche Fascia, Gorreto, Propata e Rondanina in provincia di Genova, Giusvalla e Dego in provincia di Savona. La notizia è emersa durante l'ultima seduta del consiglio regionale, dove sono stati approvati a maggioranza alcuni documenti relativi all'emergenza cinghiali.

Il consigliere regionale della Lega e presidente della III commissione Attività produttive Alessio Piana commenta: "L’assemblea legislativa della Liguria ha approvato il nostro ordine del giorno che impegna la giunta a chiedere con forza al commissario straordinario per la Peste suina africana e al Governo di rivedere l’ordinanza al fine di prevedere misure più efficaci per risolvere il problema della sovrappopolazione dei cinghiali in Liguria. Si tratta di sostenere un’azione nei loro confronti affinché le disposizioni legate alle attività dei volontari nella gestione dell’emergenza vengano semplificate e garantite rispetto a eventuali rischi di azione penale. Inoltre, occorre disporre urgentemente interventi straordinari per avviare rapidamente le attività di controllo e depopolamento del cinghiale; deroghe al divieto di consumo delle carni per consentire l’autoconsumo; revisioni della zona infetta; misure urgenti di reclutamento di personale (veterinari e vigilanza del territorio) per affrontare l’emergenza; stanziamenti economici adeguati per affrontare in maniera idonea questa situazione straordinaria. Regione Liguria e i nostri Comuni si sono ben attivati per la salvaguardia del territorio. Tuttavia, stante la carenza di risorse finanziarie, strumentali e umane, l’emergenza della Peste suina africana non si è ancora risolta e, a un anno dall’inizio della Psa, non sono state ancora avviate azioni efficaci per l’abbattimento dei cinghiali. Pertanto, anche in funzione dell’allargamento della 'zona rossa' proposta dal Ministero della Salute, che preoccupa fortemente, non si può aspettare oltre ed è necessario intervenire immediatamente”.

Sull'emergenza cinghiali il consiglio regionale ha anche approvato una mozione presentata dal capogruppo di Forza Italia, Claudio Muzio. Impegna la giunta Toti a richiedere una norma nazionale che consenta ai rappresentanti territoriali del Governo, cioè i Prefetti, responsabili dell’ordine pubblico, di intervenire con misure adeguate alle dimensioni del problema, senza escludere provvedimenti drastici per raggiungere gli obiettivi prefissati dai piani regionali di abbattimento, come peraltro richiesto da tempo anche da Coldiretti.

"Quello dei cinghiali - dichiara Muzio - è ormai diventato un problema di ordine pubblico e di pubblica sicurezza e come tale va trattato, a tutela dei cittadini, degli imprenditori agricoli e di chi, con passione e sacrificio, cura i terreni, soprattutto nel nostro entroterra. La situazione, appesantita dalla peste suina e dalle relative norme sanitarie che ne disciplinano il contenimento, è davvero grave e gravida di conseguenze sul piano economico, ambientale e a livello di sicurezza”.

"A conferma di questa gravità - spiega il capogruppo di Forza Italia - basti pensare che sulle strade italiane i cinghiali e gli altri animali selvatici provocano un incidente ogni 41 ore e nell’ultimo anno si contano purtroppo 13 vittime e 261 feriti gravi, mentre su base decennale il numero di incidenti gravi con morti e feriti è praticamente raddoppiato (+51%). Per quanto riguarda invece i danni all’agricoltura, dal 2015 al 2021 hanno sfiorato i 120 milioni di euro, con importi che oscillano tra 14,65 e 18,7 milioni di euro all’anno. Ricordo inoltre - sottolinea ancora Muzio - che secondo uno studio dell’Ispra, redatto sulla base delle cifre disponibili sui cinghiali prelevati e dei parametri reperibili nella letteratura scientifica l’attuale popolazione degli ungulati, dal 2015 al 2021 sono stati abbattuti circa 1.800.000 capi, con l’86% di tali abbattimenti avvenuto in attività di caccia ordinaria e soltanto il restante 14% per mezzo di attività di controllo faunistico".

“E’ chiaro che abbiamo dinanzi un quadro che richiede interventi urgenti, emergenziali e di forte impatto per arginare un fenomeno che assume dimensioni sempre più preoccupanti. È altresì chiara da tempo la necessità di emendare la legge sulla caccia 157 del 1992 ed è quello che, per quanto mi riguarda, chiedo e propongo da almeno anni. Ho accolto perciò positivamente le modifiche alla legge 157/1992 inserite nella manovra finanziaria 2023 in materia di gestione e contenimento della fauna selvatica: rappresentano un passo in avanti rispetto allo stato attuale, ma si tratta pur sempre di misure con impatto nel medio e lungo termine, mentre l’emergenza è adesso. Auspico perciò che si possa procedere oltre, riconoscendo che siamo di fronte ad un problema di ordine pubblico e assegnando conseguentemente ai Prefetti gli adeguati poteri d’intervento in materia".   

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