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Maggiordomo di quartiere, nuova opportunità di lavoro per disoccupati

Il progetto prevede l'apertura di 15 sportelli in tutta la regione impiegando 2 milioni dal Fondo sociale europeo 2014-2020

È aperto l'avviso pubblico per la sperimentazione del 'Maggiordomo di quartiere', un progetto di welfare territoriale mirato al sostegno e all'ascolto, in un ambito di prossimità, delle famiglie, dei lavoratori e dei soggetti deboli attraverso la creazione di punti di presenza in alcuni territori. Destinatari sono soggetti in temporanea difficoltà economica che verranno formati come 'maggiordomi di quartiere' attraverso tirocini e work experience. L'iniziativa nasce sulla scia di un'esperienza svolta tra giugno e settembre nel centro storico di Genova e ha dato risultati positivi. Con l'avviso pubblico aperto il 24 ottobre, che si chiuderà il 6 dicembre, verranno aperti 15 sportelli in tutta la regione impiegando 2 milioni dal Fondo sociale europeo 2014-2020. I 'maggiordomi' saranno giovani o adulti, disoccupati, residenti in Liguria, che conoscano la lingua italiana, che abbiano assolto l'obbligo formativo e abbiano un Isee inferiore a ventimila euro.

Possono aderire al bando come proponenti partenariati composti obbligatoriamente da un soggetto del terzo settore iscritto al registro regionale e da un ente di formazione accreditato per l'erogazione dei servizi al lavoro. Possono aderire al partenariato anche Comuni, imprese private in forma singola o associata, istituti di credito e loro fondazioni; capofila del progetto sarà il soggetto del terzo settore. I 15 sportelli sono un numero minimo: nei limiti dei fondi disponibili i soggetti proponenti possono prevedere l'attivazione di sportelli aggiuntivi. I fondi sono divisi per le cinque conferenze dei sindaci Asl della regione: 3 sportelli per la Conferenza 1 Imperiese (403mila euro), 3 per la Conferenza 2 Savonese (403mila euro), 5 per la Conferenza 3 Genovese (625mila euro), 1 per la Conferenza 4 Chiavarese (166mila euro), 3 per la Conferenza 5 Spezzino (403mila euro).

I partenariati possono presentare domanda per non più di due conferenze, e devono proporre progetti per l'apertura degli sportelli previsti individuando le zone più idonee in base alle loro analisi e alla conoscenza dei bisogni del territorio. Le domande saranno esaminate entro 60 giorni dalla ricezione, a meno che il numero e la complessità delle candidature non giustifichi tempi più lunghi. Verrà formata una sola graduatoria a livello regionale e verrà scelto un solo progetto per ogni conferenza, quello con il punteggio più alto nella graduatoria assoluta. Le attività dovranno essere avviate entro 45 giorni dalla data di pubblicazione della graduatoria finale nella sezione del sito ufficiale di Regione Liguria dedicata al Fondo sociale europeo 2014-2020 (www.fse.regione.liguria.it) dove sono già disponibili le informazioni di dettaglio per la presentazione delle domande. Il servizio di Maggiordomo di quartiere dovrà essere avviato entro due mesi dalla comunicazione di avvio delle attività. I progetti hanno durata di 24 mesi.

Nell'esperienza conclusa a settembre nel centro storico di Genova sono state seguite 644 persone in tre mesi, con un tasso di fidelizzazione intorno al 10%. La fascia di età prevalente è risultata quella tra i 40 e i 70 anni. Si sono rivolti allo sportello anche 35 cittadini di altre zone che transitavano e che hanno chiesto di attivare un servizio uguale nei loro quartieri.

«Abbiamo deciso di estendere l'esperienza di quest'estate - ha detto il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti - dopo aver constatato che era terminata con reciproca soddisfazione di chi ci ha lavorato e di chi ha usufruito dei servizi. Si tratta naturalmente di qualcosa in più rispetto alle attività dei servizi sociali, ma che è mirato a individuare esigenze piccole, particolari ma che hanno a volte grande incidenza sulla vita delle persone. Cerchiamo dunque di conoscerle con la presenza e l'ascolto e di tagliare su misura quasi sartoriale piccoli servizi che è difficile quantificare a livello economico: sono cose per le quali a volte non è sufficiente che arrivi un contributo. La sperimentazione definisce e prova sul campo un metodo, che, se si rivelasse efficace, potrebbe essere allargato ad altri campi e altre situazioni, nell'ottica di quella sussidiarietà orizzontale di cui spesso parliamo ma che le amministrazioni hanno difficoltà a rendere operativa nel sostegno alle fasce più deboli. Potremmo cominciare in questo modo a costruire una rete di salvaguardia sociale sempre più estesa, sempre più capillare e tagliata sulle reali esigenze delle persone in difficoltà».

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