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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Economia

Crollo Morandi, cambiano viabilità portuale e accessi ai varchi

Genova e il suo porto provano a riorganizzarsi dopo il crollo di ponte Morandi. Il varco di San Benigno è accessibile solo al trasporto merci mentre gli altri veicoli transitano da ponte Etiopia

A seguito del crollo del ponte Morandi, Autorità di sistema portuale e Capitaneria di Porto di Genova hanno definito una serie di modifiche della viabilità portuale e degli accessi ai varchi del bacino di Sampierdarena quale primo passo per snellire il transito degli automezzi da e per il porto rispetto all'assetto viario urbano.

Gli automezzi con le merci entrano solo dal varco di San Benigno, i veicoli non addetti al servizio merci e i trasporti eccezionali da quello di Ponte Etiopia. Il varco di San Benigno resta aperto in entrata dalle 5.45 alle 22 e in uscita dalle 6 alle 22. Il sabato dalle 5.45 alle 14 e la domenica chiuso. Ponte Etiopia resta aperto 24 ore su 24 ed è accessibile per le merci negli orari di chiusura di San Benigno.

Assarmatori, Stefano Messina: “Non abbassare la guardia. Genova è un'emergenza nazionale”

Immediata apertura presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di un tavolo interministeriale dotato di poteri straordinari in grado di bypassare le normative vigenti e rendere immediatamente appaltabili i lavori infrastrutturali, in primis il Ponte Morandi. Assarmatori, per voce del suo presidente Stefano Messina, scende in campo sul rischio Genova lanciando una proposta articolata di intervento che si basa sul varo di norme di emergenza ma che prevede anche misure specifiche per l'autotrasporto, un potenziamento del personale delle istituzioni pubbliche operanti in porto e un utilizzo dell'area ex Ilva come polmone delle attività portuali.

«Deve essere chiaro a tutti - afferma Stefano Messina - che, se Genova va in crisi, è l'intero sistema Paese a pagarne le conseguenze in termini di competitività del sistema economico nazionale, costi dei prodotti, perdita di efficienza e di gettito fiscale. Per questo chiediamo e auspichiamo un quadro normativo che consenta di abbattere i tempi della burocrazia. Uno stato di emergenza come questo si affronta con metodi di emergenza. Il Governo e il Paese non si possono permettere il lusso di attendere».

Al via i tavoli di confronto tra Comune, Università, Confindustria e Spediporto

Si è tenuto mercoledì 5 settembre il primo di una serie di tavoli tecnici dedicati alla ricerca di strategie comuni per affrontare il tema dello sviluppo economico città-porto anche in ragione dell’emergenza logistica derivata dal crollo del ponte Morandi.

Hanno partecipato all'incontro - oltre al consigliere delegato al Porto, Francesco Maresca - Francesco Parola, professore associato del dipartimento di Economia e gestione delle imprese e dei trasporti dell'Università di Genova, Giampaolo Botta, direttore generale di Spediporto, Leopoldo Da Passano, responsabile Sviluppo economico e portualità di Confindustria e Silvia Capurro, direttore responsabile della direzione Porto e mare del Comune di Genova.

«Crediamo che questo - ha sostenuto Francesco Maresca aprendo il dibattito - sia un primo briefing per affrontare in modo concreto temi fondamentali e oggi ancor più cruciali, quali Zes (Zona economica speciale), viabilità portuale con riferimento a nuove strade dedicate e, soprattutto, semplificazione dei processi. Quest’ultimo punto, poi, sarà di grande aiuto per tutta l’economia genovese. Genova è il porto più grande del Mediterraneo e il Comune deve essere parte attiva nelle trattative con il governo».

Per tutelare, ha sottolineato Maresca, le imprese portuali genovesi e i lavoratori, il Comune sente il dovere di creare nuove opportunità al proprio porto, facilitando e promuovendo quelle misure di salvaguardia dei traffici basilari per l’economia cittadina.

Al tavolo il consigliere delegato si è detto consapevole di quanto la comunità portuale necessiti di un ponte sicuro in tempi brevi. Il porto attende inoltre che sia liberata la linea ferroviaria coinvolta nel crollo.

«Una legge speciale che non riguardi solo Genova, ma comprenda anche il suo porto il cui indotto lavorativo è di circa 50mila famiglie – ha concluso Maresca -: ricordo al Governo di non trascurare il sostegno che il porto di Genova dà allo stato italiano. Con i suoi 6 miliardi di entrate, questo rappresenta infatti il 22% di tutte le entrate fiscali dei porti italiani».

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