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Economia

Confartigianato: Liguria regione in piena crisi

Osservatorio congiunturale dell’artigianato e pmi Liguria, Costi (Confartigianato): «Credito e tempi di pagamento le note dolenti per le imprese liguri. Spiragli di luce solo da crescita imprese e export»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di GenovaToday

Genova - «I dati dell’Osservatorio offrono purtroppo l’immagine di una regione nel pieno della crisi economica, condita da due aggravanti: il credito rarefatto e i tempi lunghi per farsi pagare sia dai privati ma soprattutto dal pubblico».

Questo il commento a margine della conferenza stampa di questa mattina di Luca Costi, segretario regionale di Confartigianato Liguria, per la presentazione in Regione dei dati dell’Osservatorio congiunturale sull’artigianato e la piccola impresa in Liguria.

«Gli unici due dati positivi – commenta Costi – riguardano la crescita delle imprese soprattutto nel settore manifatturiero, sia su base annua che trimestrale la Liguria si piazza al primo posto in Italia e l’export, l’unico dato rilevato in crescita sul campione delle 1500 imprese liguri. Ma sono segnali positivi che non possono distogliere l'attenzione dallo scenario generale decisamente negativo con più ombre che luci. A rendere più fosco il quadro è il fatto che le imprese campionate vedano ancora lontana l'uscita dal tunnel della crisi e che, soprattutto, nell'ultimo anno abbiano percepito un miglioramento davvero esiguo del contesto economico. Calo del fatturato, aumento dei prezzi dei fornitori, elevati tempi di pagamenti da parte di privati e pubbliche amministrazioni e difficoltà nell'accesso al credito si confermano le “bestie nere” dei piccoli imprenditori. Fa riflettere che la quota di coloro che hanno investito nel primo semestre del 2012 si sia attestata al minimo storico del 7%, perdendo più di 11 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2008, quindi rispetto al periodo precrisi quando la quota degli investitori era al 18,4%. Almeno sul fronte degli investimenti, però, le previsioni per il secondo semestre dell'anno sono positive e dovrebbero tornare appena inferiori ai livelli del 2010 con un confortante 12,6%».

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