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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Morandi, imprese in zona rossa a rischio trasferimento: «Perdita di centinaia di posti di lavoro»

Sono una trentina le aziende che dal 14 agosto hanno praticamente fermato la produzione, almeno 1.300 quelle colpite in maniera indiretta dalla tragedia. E c'è già chi pensa a trasferire l'attività fuori città

«Genova ha perso 43 vite, gli sfollati hanno perso le case e dopo tutte queste tragedie Genova rischia di perdere anche lavoro, salario, reddito»: così Bruno Manganaro, segretario generale Fiom Cgil, si è fatto portavoce delle tante imprese danneggiate dal crollo di ponte Morandi e in attesa di provvedimenti concreti in grado di risollevare le sorti economiche di un ponente messo in ginocchio.

A oggi sono 30 le aziende che dal 14 agosto hanno stoppato la produzione perché comprese nei confini della zona rossa, altre 1.300 circa si trovano invece nella cosiddetta “zona arancione”, e dunque toccate in maniera indiretta dal crollo, sia dal punto di vista logistico sia per quanto riguarda la produzione. Alle aziende si aggiungono poi tutti i titolari di attività commerciali di via Fillak, di Certosa e della Valpolcevera, costretti a fare i conti con una netta diminuzione - in certi casi addirittura azzeramento - delle entrate economiche.

Tra le imprese maggiormente colpite, Ansaldo Energia, San Giorgio Seigen, Ferrometal, Acremoni, Weico e Arced: alcune, conferma la Fiom, stanno iniziando a prendere in considerazione l’ipotesi di trasferire la propria attività magari Genova, con conseguente perdita di lavoro, salario e reddito. E anche tra i dipendenti di Ikea e Decathlon, alcuni tra i più frequentati megastore di Campi, serpeggia la preoccupazione e il timore che il drastico calo di affari possa portare i vertici aziendali a tagliare i posti di lavoro.

«Per alcune c’è la cassa integrazione, mentre si perdono commesse e i dipendenti perdono salario, per altre non c’è nemmeno l'ammortizzatore sociale e finite le ferie ci saranno i licenziamenti», ha sottolineato Manganaro, aggiungendo che «il decreto Genova ormai chiamato da alcuni il decreto “domani”, non arriva e  il ponte e ciò che serve per impedire di perdere posti di lavoro e reddito rimane pura fantasia. Il ministro Toninelli ha dichiarato che nel decreto ci saranno 200 assunzioni per il suo Ministero mentre a Genova si rischiano i licenziamenti e di rimanere senza salario: a Roma si brinda, a Genova si piange».

«È inaccettabile - prosegue la Fiom -che per interessi di bottega e di potere di governo la vita dei genovesi, il lavoro e il loro reddito vengano messi in discussione. Stiamo per perdere la pazienza e se necessario lo diremo in piazza: nessuna perdita di posti di lavoro, nessuna perdita di reddito. Vogliamo un ponte, un c...o di ponte e tutto ciò che serve per vivere e lavorare».

il crollo di Ponte Morandi, l’Autorità di sistema portuale ha deciso che metterà a disposizione alcuni spazi all’interno del porto dove - temporaneamente - potranno essere ospitate le imprese che si trovano nell’area ancora oggi considerata inaccessibile dopo la tragedia dello scorso 14 agosto. Le imprese che da più di un mese non possono operare e si trovano nella “zona rossa” sono circa 30. Mentre sono quasi 1.300 quelle all’interno della cosiddetta ”zona arancione”: al momento sono già state ricollocate in porto alcune aziende che si trovano vicino al Ponte Morandi.

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