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Dalla Parmalat all'Ilva, lo scenario spettrale di una Genova in crisi

Centrale del latte, Fincantieri e Ilva sono solo i tre casi più eclatanti di aziende del territorio in crisi. Lo stabilimento di Fegino ha chiuso, 1.760 lavoratori dello stabilimento di Cornigliano attendono notizie da Taranto e anche Sestri non sorride

La crisi sta mettendo a dura prova tutta l'Italia, ma Genova sembra che stia pagando più di altri. Tante, forse troppe, le aziende a rischio chiusura con alcune di esse che hanno già messo i lucchetti e mandato in cassa integrazione gli operai.

Venerdì 5 ottobre 2012, nel giorno del suo settantacinquesimo compleanno, ha chiuso la storica centrale del Latte di Fegino a Genova, così come deciso dai vertici di Parmalat-Lactalis. Oltre alla perdita del lavoro per gli oltre 60 dipendenti e per le loro famiglie, questa chiusura impoverisce il tessuto economico di tutta la città.

Per il momento l'unica notizia certa è che lo stabilimento di Fegino non diventerà un centro commerciale, così come hanno tenuto a precisare Claudio Burlando e Marco Doria, e i dipendenti dovranno essere ricollocati nell'ambito della nuova struttura.

Ben più consistenti i numeri dell'Ilva. Ad aggravare una situazione già di per sé complicata nello stabilimento di Cornigliano sono arrivate le ultime vicende di Taranto. Nonostante il rinnovo dei contratti di solidarietà per 954 dipendenti su un organico di 1.760, i lavoratori dello stabilimento genovese temono uno stop della produzione a Taranto con ricadute pesantissime sull'occupazione in tutti gli altri cantieri.

I tecnici del ministero dell’Ambiente hanno messo a punto per Taranto la nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia), che vedrà il suo passaggio finale giovedì 18 ottobre 2012 con l'approdo in conferenza dei servizi. Il documento stabilisce i limiti di emissioni nocive entro cui lo stabilimento siderurgico può operare e prevede la riduzione della produzione annuale da 11,3 a 8 milioni di tonnellate di acciaio.

Non vanno meglio le cose nello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente. L'accordo raggiunto a metà febbraio fra azienda e sindacati prevede la mobilità volontaria per 60 dipendenti e 330 'eccedenze' per cui è prevista la cassa integrazione straordinaria senza che ciò dia origine a esodi definitivi, se non sulla base del criterio della non opposizione, ossia su base volontaria del dipendente.

Questi i casi più eclatanti di aziende in difficoltà a Genova. Poi non vanno dimenticate Ansaldo, Piaggio e Ericsson.

Ai primi di agosto la Cgil ha fornito i numeri relativi allo stato dell'occupazione in provincia di Genova. I disoccupati sono più di 40 mila, compresi gli inattivi e la cassa integrazione senza ritorno. Il tasso medio di disoccupazione a metà 2012 è salito al 6,8 per cento (26 mila unità), registrando un +1.5 per cento rispetto al 2011.

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