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Economia

Nuova direttiva Ue, divieto di vendere case sotto una certa classe energetica

Dopo i bonus per l’efficientamento energetico arriva il divieto di vendita e affitto di immobili che sprecano energia, ma solo dal 2033. La bozza della nuova direttiva rischia di scaricare i costi della transizione ecologica sulla classe media

L’obiettivo del green deal europeo è raggiungere lo zero nelle emissioni nette di Co2 entro il 2050. Dopo gli ecobonus del 110% introdotti dal governo italiano per il risparmio energetico degli immobili, adesso è l'Europa a studiare una direttiva per l'efficienza energetica degli edifici privati e pubblici.

La normativa comunitaria prevederebbe anche un divieto di vendita o di affitto per gli immobili sotto una certa classe energetica. La misura entrerebbe in vigore solo dal 2030 per gli immobili di classe energetica G e dal 2033 invece per gli immobili di classe E.

In sostanza tutti gli immobili venduti, affittati e costruiti dovranno avere una certificazione energetica di classe superiore alla E, lo stesso potrebbe valere anche per i rinnovi delle locazioni.

Un provvedimento che rischia però di avere gravi ripercussioni sul mercato immobiliare, in particolare in regioni come la Liguria e in città come Genova dove la maggior parte degli edifici appartiene ancora alla classe energetica G, quella più bassa. Alcune stime parlano addirittura dell’80% delle case.

Il piano per la svolta green dell’Europa andrebbe così a colpire la classe media, scaricando sui proprietari i costi della conversione energetica degli immobili. Se la nuova direttiva dovesse davvero contenere queste sanzioni, l’impatto sul mercato immobiliare sarebbe pesante.

Nonostante i bonus del 110% questa misura rischierebbe di gravare sulle spalle dei cittadini, imponendo costosi interventi di efficientamento. Inoltre,  tutti gli immobili che non saranno adeguati ai nuovi parametri, di fatto saranno fuori mercato, con una conseguente impennata dei prezzi di vendite e affitti.

La misura mira a ridurre drasticamente le emissioni inquinanti, infatti secondo alcune ricerche, gli edifici producono più di un terzo di tutte le emissioni di anidride carbonica dell'Unione Europea e rappresentano il circa il 40% del consumo energetico nei 27 paesi membri.

Per questo, a livello comunitario, si sta lavorando ad una nuova normativa in materia che indichi degli step per migliorare il consumo energetico del patrimonio immobiliare pubblico e privato.

Quello che preoccupa però è l’eventuale introduzione di un regime sanzionatorio che intaccherebbe il mercato. Vincenzo Nasini, presidente di Ape Confedilizia Genova e vicepresidente nazionale Confedilizia, ha commentato così il testo della bozza europea in tema di conversione energetica degli immobili:

“Si parla apertamente di rendere giuridicamente impossibile vendere e affittare gli immobili che non hanno raggiunto gli standard. E’ un fatto di una gravità senza precedenti. Per i proprietari di Genova e della Città Metropolitana sarebbe un disastro, una cosa impensabile e un vulnus alla democrazia. Per questo dico alla UE di mettere giù le mani dalle nostre case. È necessaria l'unione politica e non soli sindacale dei proprietari di casa”.

Nasini ha poi aggiunto:

“Per questo dobbiamo prevenire il disastro insito in quel regime sanzionatorio, dicendo un no assoluto di fronte a questo mostro giuridico. Rappresenterebbe il tentativo di scaricare sui cittadini i costi della transizione ecologica a favore delle multinazionali”.

Gli edifici sono suddivisi in 10 classi energetiche: la classe A di eccellenza a sua volta articolata in quattro sottoclassi e dalla B alla G, quella con prestazioni peggiori. Per conoscere la classificazione energetica di una casa è necessario avere l'APE, ovvero l'attestato di prestazione energetica, che è obbligatorio solo se si vuole vendere o locare un immobile o se lo si sottopone a ristrutturazioni agevolate dal fisco.

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