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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Carige, decreto del governo per salvare la banca

In un Consiglio dei ministri durato meno di dieci minuti, il governo ha approvato un decreto legge in cui viene anche prevista la possibilità per l'Istituto di accedere a una ricapitalizzazione pubblica a scopo precauzionale

Intervento lampo del governo per salvare Banca Carige. Il Consiglio dei ministri numero 36 si è riunito lunedì 7 gennaio 2019 alle ore 21.33 a Palazzo Chigi sotto la presidenza del presidente Giuseppe Conte. Su proposta di Conte e del ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria è stato approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti su Banca Carige e a tutela della clientela e dei risparmiatori.

Le misure previste nel decreto seguono il provvedimento di amministrazione straordinaria recentemente adottato dalla Banca Centrale Europea. L'obiettivo è di consentire ai commissari di assumere le iniziative utili a preservare la stabilità e la coerenza del governo della società, completare il rafforzamento patrimoniale dell'Istituto già avviato con l'intervento del Fondo Interbancario dei Depositi, proseguire nella riduzione dei crediti deteriorati e perseguire un'operazione di aggregazione.

Le misure previste dal decreto «forniscono ai commissari - si legge in una nota di palazzo Chigi - un quadro operativo che consente di trarre pieno beneficio dalle opportunità gestionali offerte dall'amministrazione straordinaria. In particolare, viene prevista la possibilità per la banca di accedere a forme di sostegno pubblico della liquidità che consistono nella concessione da parte del ministero dell'Economia e delle Finanze della garanzia dello Stato su passività di nuova emissione ovvero su finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d'Italia. In stretto raccordo con le istituzioni comunitarie, le garanzie previste saranno concesse nel pieno rispetto della normativa in materia di aiuti di Stato».

«In considerazione degli esiti del recente esercizio di stress cui la banca è stata sottoposta viene inoltre prevista la possibilità per l'Istituto di accedere - attraverso una richiesta specifica - a una ricapitalizzazione pubblica a scopo precauzionale, volta a preservare il rispetto di tutti gli indici di patrimonializzazione anche in scenari ipotetici di particolare severità e altamente improbabili (cosiddetti scenari avversi dello stress test)», conclude la nota del governo. Il Consiglio dei ministri è terminato alle ore 21.41.

La mossa del governo ha scatenato una lunga serie di reazioni. Fra queste anche l'ex premier Matteo Renzi. «Sono bastati dieci minuti di una riunione notturna del Consiglio dei Ministri per smentire cinque anni di insulti e menzogne contro di noi. Matteo Salvini e Luigi Di Maio devono solo vergognarsi», il commento del senatore Pd in un video, postato sui suoi canali social.

Poche ore prima il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, aveva ricevuto i tre commissari straordinari della banca ligure - Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener - commissariata dalla Bce lo scorso 2 gennaio. Nel colloquio si sarebbe affrontato il possibile intervento della Sga, la bad bank del Tesoro, che potrebbe rilevare un pacchetto di 2,8 miliardi di crediti deteriorati della banca protagonista, negli ultimi anni, di un 'calvario' fatto di aumenti di capitale, stress test falliti e crollo del titolo in Borsa (sospeso sine die dopo il commissariamento).

Il tentativo di salvataggio arriva dopo il recente fallimento della ricapitalizzazione dell'istituto: è il 22 dicembre scorso quando in assemblea non passa l'aumento da 400 milioni approvato dal cda. Ad astenersi, bloccando l'operazione è la famiglia Malacalza, maggior azionista del gruppo, che a fronte di una continua erosione del valore della banca, nell'ultimo anno il titolo ha perso oltre l'80%, decide di non investire ancora. L'aumento in opzione ai soci serviva a restituire i 320 milioni di 'prestito ponte' concessi a novembre scorso dal Fondo, e quindi dalle banche italiane, con la sottoscrizione di bond subordinati. La scelta del Cdm arriva dopo una giornata iniziata con l'incontro tra i vertici dello Schema volontario del Fondo interbancario e i commissari della banca ligure pronti a chiedere la revisione delle condizioni del prestito subordinato sottoscritto a fine novembre. Il primo passaggio, in salita, è il tentativo di trattare un tasso di interesse meno oneroso del 16%, scattato dopo lo stop all'aumento di capitale.

Se Carige punta a risparmiare sugli interessi, in attesa di un accordo complessivo, il Fondo mira a rientrare velocemente dall'investimento 
con l'ok all'aumento o con l'ingresso di un nuovo partner che ripaghi il prestito obbligazionario. Resta da capire se i Malacalza torneranno a investire nel gruppo - un'azienda valutata, dallo stesso governo, quale essenziale strumento per realizzare il rilancio dell'intero sistema economico-sociale ligure - oppure se toccherà all'esecutivo Lega-Cinquestelle farsi carico del salvataggio. Mentre sul tavolo restano aperte più ipotesi, domani è il giorno dei sindacati.

La nota diffusa dalla Banca

I Commissari di Banca Carige hanno avviato nelle ultime ore iniziative fondamentali per il futuro della Banca. Considerando la draft decision della BCE che ha accolto il Capital Conservation Plan dando tempo alla Banca fino al 31/12/2019 per rispettare in modo sostenibile i requisiti patrimoniali, i Commissari straordinari, accompagnati da Gianluca Brancadoro per il Comitato di Sorveglianza, hanno incontrato ieri i vertici dello Schema Volontario di Intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (“SVI”) formulando una proposta volta a porre le basi della ridefinizione delle condizioni del prestito subordinato di 320 milioni di Euro sottoscritto dallo SVI in data 30 novembre 2018 tali da garantire la sostenibilità nel quadro del piano industriale in corso di preparazione e della prospettata aggregazione.

Parallelamente, Fabio Innocenzi, Raffaele Lener e Pietro Modiano hanno deciso di avviare una due diligence sugli NPE della Banca, che sarà condotta da primari operatori del settore, con l’obiettivo di una ulteriore drastica riduzione degli stessi (che segue quella di oltre 1,5 miliardi di Euro appena effettuata) al fine di includere nel piano industriale una percentuale degli NPE compresa tra il 5% e il 10% del totale dei crediti. In questo modo la Banca si posizionerebbe al di sotto del valore medio di sistema. Carige ha l’obiettivo di ridurre il peso degli NPE senza impatti significativi sui ratio patrimoniali in analogia con le operazioni di mercato appena finalizzate. Grazie, infatti, agli accantonamenti che hanno recepito le indicazioni della BCE e in linea con gli esiti delle ultime operazioni su UTP e sofferenze di Carige, si cercherà di avere un impatto tra eventuali nuovi accantonamenti e riduzione dei risk weighted asset tale da non alterare se non marginalmente i ratio patrimoniali previsti nel capital conservaton plan.

Alla due diligence saranno invitati alcuni tra principali operatori italiani e esteri. Beneficiando di queste due iniziative, il piano industriale che verrà presentato entro fine febbraio 2019 potrà prevedere un percorso credibile non solo dal punto di vista della sostenibilità operativa ma anche, e soprattutto, in termini di attrattività in ottica di aggregazione.

In questo quadro, al fine di garantire la stabilità della raccolta a medio termine nella presente fase di transizione traendo beneficio dal decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, i Commissari sono in procinto di chiedere l’attivazione della garanzia statale sulla emissione di obbligazioni. Si precisa invece che l’ipotesi di ricapitalizzazione precauzionale, così come evocata dal comunicato del Consiglio dei Ministri, è da considerarsi come un’ulteriore misura a tutela dei clienti, da attivarsi come ipotesi del tutto residuale.

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