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Cronaca

Alluvione 2011, per i giudici Marta Vincenzi «ha mentito a tutti»

Pubblicate le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Appello ha condannato l'ex sindaco di Genova a 5 anni

Marta Vincenzi «ha mentito a tutti»: questa, in estrema sintesi, la convinzione dei giudici della Corte d’Appello che lo scorso 25 marzo hanno condannato l’ex sindaca di Genova a 5 anni di carcere (che si tramuteranno in domiciliari, vista l’età) per la tragica alluvione del 2011 in cui persero la vita 6 donne, tra cui anche due bambine.

Le motivazioni di una sentenza che in moltissimi attendevano - Vincenzi in primis - sono durissime: «Durante le udienze, nella lettera alla cittadinanza, all’autorità giudiziaria, ha mentito anche a suo marito Bruno Marchese», spiegano i giudici riferendosi al comportamento tenuto dall’ex sindaco, che dopo avere realizzato al portata dei fatti del novembre 2011 avrebbe spinto affinché si trovasse una versione che azzerasse le sue responsabilità: «Ha accettato il proposito mistificatore quale unica via per cercare di uscire indenne dalla vicenda», chiariscono i giudici, sottolineando che «ha totalmente abdicato ai suoi doveri di intervento in materia di protezione civile».

Alluvione 2011, Vincenzi condannata anche in appello. Le reazioni | Video

«I garanti della sicurezza - si legge ancora nella sentenza - hanno tentato un azzardo pericolosissimo con il destino con ingiustificata e elevatissima imprudenza». Il riferimento è alla decisione di non chiudere le scuole e le strade alla luce delle disastrose previsioni meteo: «Non vi è dubbio che le informazioni delle quali il sindaco disponeva erano tutte orientate in modo univoco e esplicito a paventare l’esondazione dei corsi d’acqua, con tutte le conseguenze che necessariamente ne derivano - scrivono i giudici - E, consegue ancora, è altrettanto notorio che uno dei provvedimenti prioritari da adottare in caso di temuta alluvione è proprio la chiusura delle scuole. La condotta del sindaco non può che essere valutata come gravemente colposa».

La convinzione che traspare dalle motivazioni è che Vincenzi abbia sottovalutato le previsioni meteo, correndo poi ai ripari una volta consumata la tragedia per cercare di sfuggire a eventuali responsabilità: «Lungi dal compiere una ragionata scelta tecnica alla luce delle informazioni fornitele, ha operato una valutazione “politica” - concludono i giudici - dettata da considerazioni del tutto estranee alla tutela della collettività, e piuttosto indirizzate al mantenimento del consenso popolare da parte di quei ceti (commercianti e in genere operatori economici) che in occasione di interruzioni delle normali attività lamentano danni per le loro imprese».

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