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Cronaca

Viadotti, la procura apre un terzo filone di inchiesta su "omessi lavori"

Il fascicolo è stato aperto in seguito alla parziale chiusura dell'A26 per il "grave deterioramento" riscontrato dai consulenti sul Pecetti e sul Fado. Nel mirino altri 18 ponti

A pochi giorni dal crollo di un viadotto sull’A6, e della chiusura (seguita da una parziale riapertura a 12 ore di distanza) dei viadotti Fado e Pecetti sull’A26, la procura di Genova ha aperto un altro filone d’inchiesta, il terzo dopo quello sul crollo del Morandi e sui falsi report, sulla gestione dei viadotti autostradali.

Questa volta il fascicolo, a carico di ignoti, risponde al reato di omissione di lavori in costruzioni che minacciano rovina. Il che significa che il pubblico ministero Walter Cotugno potrebbe indagare “il proprietario di un edificio o di una costruzione che minacci rovina, ovvero chi è per lui obbligato alla conservazione o alla vigilanza”.  

L'indagine è prevedibilmente collegata a quanto accaduto in A26 per il «grave stato di deterioramento con pericolo di rovina» rilevato dai consulenti della procura sul Fado e sul Pecetti, su cui Autostrade, da lunedì notte, sta conducendo controlli e prove di carico proprio su ingiunzione della procura.

Nel fascicolo potrebbero rientrare anche i viadotti Sori (su cui martedì è stato lanciato un allarme diventato virale per un presunto rischio crollo prontamente smentito), Veilino e Letimbro. L'inchiesta è partita dalle segnalazioni dei consulenti della procura stessa, che avrebbero riscontrato uno stato di corrosione elevata del cemento sotto i viadotti, in percentuale superiore ai dati forniti dai tecnici di Spea, la società incaricata sino a qualche mese fa dei controlli sulla rete autostradale da Aspi. 

Gli investigatori della guardia di finanza hanno acquisito i progetti del Fado e del Pecetti per verificare se l'opera costruita corrisponda a quella realizzata, e verifiche simili verranno effettuate su altri 18 viadotti nel mirino della procura. Dall'indagine sui falsi report, che vede indagate una ventina di persone tra dirigenti e tecnici di Aspi e Spea, era già emerso che il Paolillo (A16 in Puglia) non corrispondeva al progetto originario.

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