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Cronaca

Appalti truccati in Università, i due funzionari traditi da una firma

L'indagine è partita la scorsa primavera su segnalazione dello stesso ente, insospettito da una serie di anomalie riscontrate in due uffici che si occupano dei lavori di manutenzione

Traditi da una firma. Nello specifico, da quella che stavano cercando di falsificare per apporla all’ennesimo atto pubblico legato ad alcuni lavori di ristrutturazione e manutenzione negli edifici dell’Università di Genova. E’ partita così, con la segnalazione del dirigente dell’ufficio, l’indagine che ha portato all’arresto di 5 persone, due dipendenti dell’Università e tre imprenditori genovesi, accusati a vario titolo di truffa aggravata ai danni dell’ateneo genovese, corruzione e turbativa d’asta.

Le indagini partite dall'Università

In manette sono finiti il capo del settore Interventi ordinari opere edili e conservazione edilizia dell’Università, e un dipendente del settore Spese in economia dell’area conservazione edilizia, due professionisti di 59 e 61 anni: stando a quanto accertato dalla Guardia di Finanza, i due avevano messo in piedi un giro di appalti truccati falsificando atti pubblici in favore di tre imprenditori genovesi (le cui ditte già lavoravano per l’Università) in cambio di tangenti. Cifre modeste, sottolineano dalla Guardia di Finanza - circa 2.500 - 3.000 euro ad appalto - per evitare di attirare l’attenzione dell’Università. Che aveva però già riscontrato qualche anomalia, e aveva ulteriormente approfondito i già rigidi controlli per l’affidamento di lavori a ditte esterne. Il ritrovamento di un foglio su cui era riprodotta decine di volte la firma di un dirigente, un probabile “esercizio” per fare pratica, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Come agivano funzionari e imprenditori

L’Università, nella figura del rettore Paolo Comanducci, si è subito attivata riferendo i sospetti alle Fiamme Gialle, che hanno avviato le indagini: grazie a intercettazioni ambientali, appostamenti, controlli dei tabulati telefonici e telecamere nascoste, i militari sono riusciti a ricostruire il giro di soldi che stava dietro ad almeno 5 appalti truccati. Il modus operandi era di due tipi: in alcuni casi i due dipendenti producevano atti pubblici falsificati per affidare all’imprenditore “amico” lavori che non venivano poi eseguiti nonostante la fattura e il pagamento. Che veniva poi diviso tra impiegato e imprenditore. 

In altri casi, invece, uno dei due dipendenti, un geometra che negli uffici amministrativi dell’Università ricopriva incarichi di responsabilità per quanto riguarda l’assegnazione dei lavori, chiedeva all’imprenditore amico un preventivo con importo concordato in precedenza che ne decretava la vittoria nella gara di appalto. Dopo l’assegnazione truffa, l’imprenditore versava al geometra la tangente, scambio che avveniva con tranquillità negli uffici del dipendente e che è stato immortalato nel video ripreso dalla videocamera delle Fiamme Gialle: nel breve filmato si vede l’imprenditore entrare nell’ufficio, scambiare qualche parola con il funzionario e poi consegnargli il denaro, debitamente contato prima di essere infilato nel portafoglio.

Gli accordi venivano presi telefonicamente, mentre gli scambi di denaro avvenivano sempre di persona: funzionari e imprenditori si incontravano solitamente in piazza Bandiera, a due passi da via Balbi e dagli uffici amministrativi dell’Università, oppure in un ristorante della Foce: un modus operandi ormai rodato, complice anche la grande conoscenza dei meccanismi dell’ente da parte dei due funzionari, certi di avere messo a punto uno schema che non sarebbe mai finito nei radar dei dirigenti.

Appalti truccati in Università, il rettore Comanducci: «Brutto giorno per noi» | Video

Il rettore Comanducci: «Attenzione sempre alta»

«Abbiamo avviato l’indagine perché avevamo forti sospetti, e abbiamo deciso di agire rivolgendoci alla Guardia di Finanza. Purtroppo i nostri sospetti erano fondati - ha commentato il rettore Paolo Comanducci a margine della consegna delle ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari - Per l’Università non è ovviamente un giorno lieto, ma siamo quantomeno soddisfatti che la collaborazione con la Guardia di Finanza abbia dato i suoi frutti, e che stia passando un messaggio chiaro di tolleranza zero verso i fenomeni correttivi, che sono sempre in agguato». 

Comanducci ha in particolare fatto riferimento all’imminente appalto per il trasferimento agli Erzelli, che nei prossimi anni comporterà per Genova «appalti e subappalti di valore ingente, per cui ci dovrà essere una particolare attenzione non soltanto da parte delle forze dell’ordine, ma anche della stessa Università».

Soddisfatto anche il generale Renzo Nisi, comandante provinciale della Guardia di Finanza: «Uno degli aspetti più importanti da sottolineare riguarda proprio il modo in cui l’Università ha reagito ai sospetti, e l’esito positivo della collaborazione - ha spiegato nel corso di una conferenza stampa - A prescindere dal valore delle tangenti pagate, l’Università è riuscita a intercettare l’anomalia e l’ha subito segnalata. L’indagine è partita la scorsa primavera, e le ordinanze sono state emesse proprio per timore di inquinamento delle prove, tenendo conto del fatto che si tratta di persone che lavorano in uffici pubblici e che abbiamo il forte sospetto che la truffa andasse avanti ormai da tempo».

In mattinata sono stati eseguiti sopralluoghi e perquisizioni non soltanto negli appartamenti dei due funzionari arrestati, ma anche nei loro uffici all’Università, in cerca di documenti e altri indizi che possano aiutare a chiarire quanti e quali appalti potrebbero essere stati truccati. Dell’inchiesta si occupa il pubblico ministero Massimo Terrile, che nei prossimi giorni deciderà la strategia da adottare per il prosieguo dell’indagine.

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