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Cronaca

Comitati pendolari: "Rincari tariffe ferroviarie conseguenza delle scelte sbagliate della Regione"

"La Regione scarica sull'utenza non solo il peso economico, ma anche la responsabilità delle scelte fatte con il Contratto di Servizio 2018-2032", lamentano

I comitati pendolari del Levante Ligure, Difesa Trasporti Valle Stura ed Orba, Pendolari Savona Genova, Pendolari Genova - Ventimiglia e Cinque Terre apprendono con sconcerto di essere chiamati a decidere dall'assessorato ai Trasporti della Regione su chi si dovrà fare carico in maggior misura, tra i viaggiatori provvisti di abbonamento e quelli senza, dei rincari del biglietto ferroviario a partire dall'1 gennaio 2022.

"Questi aumenti - si legge in una nota - erano già programmati dal Contratto di Servizio 2018-2032 nella misura del 2% nel 2019, del 7% e del 6,5% rispettivamente per il 2021 e il 2022, e sono stati coperti dal 2019 al 2021 con altri fondi, governativi, legati all'emergenza Morandi prima e covid poi - perché il contratto prevede esplicitamente che "qualora la Regione intervenga per non effettuarli... verserà a Trenitalia l'importo corrispondente all'aumento atteso, anno per anno e non effettuato" (CdS 2018-2032, art 16, comma 5)".

"Lo scopo di questi aumenti - prosegue la nota - e di quelli a seguire, del 6% nel 2023, poi del 4,5 del 2,5 e del'1,5% ogni anno fino al 2032, è di coprire il costo dell'affitto dei 48 elettrotreni che a fine operazione faranno sì viaggiare in vetture nuove, ma con il 15% di capienza in meno, per treni infatti che si sono già rivelati inadeguati per capienza - al punto che vengono fatti viaggiare in doppia composizione - e che non possono neanche circolare su tutto il territorio regionale".

"Non per nulla - spiegano - i comitati avevano chiesto alla Regione di valutare con maggiore attenzione le clausole e gli effetti del contratto, ma per capire quanto fosse necessario, ad esempio, incrementare i posti a sedere anziché diminuirli, c'è voluto il covid e la cronaca quotidiana dei mezzi sovraffollati".

"Per non parlare del fatto - prosegue la nota - che alla scadenza del contratto la Liguria avrà le tariffe più alte d'Italia e forse anche d'Europa su alcune tratte. E il nuovo materiale rotabile non sarà di proprietà della Regione ma resterà nella disponibilità dell'impresa ferroviaria".

"Ma qualsiasi considerazione e proposta dei comitati di pendolari su una possibile migliore gestione del trasporto pubblico è stata rifiutata. Ora però - lamentano i pendolari - la Regione chiede loro di indicare su chi fare ricadere le conseguenze di decisioni cui non hanno potuto partecipare".

"E la beffa è che questi aumenti previsti a gennaio - prosegue la nota - non saranno neanche a fronte di qualsivoglia incremento del servizio: nessuna copertura dei 'buchi' orari sulla Genova-Busalla, nessun incremento sul Ponente né sul Levante; Cinque Terre e Lunigiana isolate come di consueto nel periodo invernale, nessuna coppia di treni in più sulla Genova-Acqui Terme, e arrivano - dulcis in fundo - a seguito di settimane di continui ritardi e disservizi su quasi tutte le linee".

"Non saranno i comitati dei pendolari a fare da foglia di fico - concludono -, per di più in un periodo di crisi economica come quella che stiamo attraversando. Decida la Regione chi pagherà di più, chi di meno, assumendosi le conseguenze delle sue scelte".

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