rotate-mobile
Cronaca

Terzo valico, raffica di rinvii a giudizio per presunte gare truccate

«Ho sempre agito nel rispetto della legge e nell’interesse del Paese a cui sono destinate le grandi infrastrutture che costituiscono la passione della mia vita e della nostra azienda», il commento di Pietro Salini

Sono trenta i rinviati a giudizio dal gup di Genova nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte gare d'appalto truccate per i Terzo Valico ferroviario. Tra loro anche l'ad di WeBuild Pietro Salini, l'imprenditore Giandomenico Monorchio e Ettore Incalza.

L'inchiesta riguarda in particolare le gare legate ai lavori del tracciato del Terzo Valico tra Liguria e Piemonte. A compiere gli approfondimenti era stata la Guardia di finanza. Nel mirino dei pm Francesco Cardona Albini e Paola Calleri il sistema di smistamento degli appalti e la gestione dei fondi pubblici da parte del Cociv. All'Ad di WeBuild Salini nel filone genovese dell'inchiesta viene contestata in particolare una telefonata con l'ex presidente Cociv Michele Longo, anche lui indagato.

In merito alla vicenda giudiziaria del Terzo Valico dei Giovi, l’Amministratore Delegato di Webuild Pietro Salini dichiara:

«Ho appreso del mio rinvio a giudizio con molta amarezza. Ho sempre agito nel rispetto della legge e nell’interesse del Paese a cui sono destinate le grandi infrastrutture che costituiscono la passione della mia vita e della nostra azienda. Webuild, che ho l’onore di dirigere, è parte lesa nel procedimento. Il rinvio a giudizio sarebbe stato deciso, assieme alla mia assoluzione su un altro capo di imputazione perché il fatto non sussiste, sulla base di una intercettazione di una mia conversazione con un dirigente apicale della nostra azienda in cui esprimevo delle preoccupazioni sulla qualità delle imprese che avevano partecipato alle gare di subappalto di un consorzio di cui facciamo parte. Occorre anzitutto rappresentare che tutte le gare in questione sono indette a costo e spese del consorzio, ovvero le prestazioni oggetto delle gare di cui si discute sono pagate da noi e non dallo Stato o dalla stazione appaltante. Il consorzio di cui facciamo parte risponde invece per contratto al committente ed al Paese della qualità e dell’effettivo andamento dei lavori affidati ai subappaltatori tramite le gare via via indette. Per questo motivo, nell’unica telefonata che costituisce oggetto della mia contestazione mi raccomandavo, a gare già concluse, che fosse attribuita la massima attenzione alla capacità industriale, alla solvibilità economica ed all’affidabilità nella realizzazione delle opere da parte delle imprese affidatarie, chiunque esse fossero e da chiunque fossero possedute, compresi componenti della mia famiglia, per garantire, ancora una volta, la sicurezza dei lavori e dei lavoratori, la buona riuscita dell’opera e la sua definitiva fruibilità da parte della collettività. Il mio intento era di ribadire il concetto che la buona riuscita dell’opera può essere ottenuta solo con la sicurezza della qualità fornita da imprese serissime, anche a costo di un maggior sacrificio economico da parte del Consorzio, unico a sostenere i costi di realizzazione dell’opera in un contatto c.d. 'chiavi in mano'. Incredibilmente l’impresa che presenta l’offerta a maggior ribasso garantirebbe un maggior utile per il Consorzio a discapito della qualità e della sicurezza dei lavori. Io, Webuild e la mia gente abbiamo sempre puntato alla massima efficienza ed affidabilità».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Terzo valico, raffica di rinvii a giudizio per presunte gare truccate

GenovaToday è in caricamento